A 60 anni dall’assassinio di John Fitzgerald Kennedy è arrivato il ricordo ed un pensiero da parte di Francesco Rutelli. Quest’ultimo ne ha parlato in una intervista al ‘Messaggero’
Sessant’anni fa l’uccisione del presidente americano, John Fitzgerald Kennedy. Il tutto accadde il 22 novembre del 1963 a Dallas, in Texas, quando venne raggiunto da un colpo di fucile sparato dal magazziniere Lee Harwey Oswald. Il presidente e la moglie Jacqueline si trovavano a bordo della loro limousine. Purtroppo per il numero uno del Paese americano non ci fu nulla da fare.
In occasione dell’anniversario di quella tragedia che non sconvolse solamente gli USA, ma tutto il mondo, è arrivato il ricordo anche da parte di un personaggio della politica italiana, come Francesco Rutelli. L’ex sindaco di Roma ha rilasciato una sua considerazione in una intervista al ‘Messaggero‘. Spiegando, tra l’altro, cosa ci ha lasciato in eredità uno dei presidenti americani.
Queste sono alcune delle sue parole a riguardo: “Il suo mito è legato ad un messaggio di ottimismo. L’elemento della giovinezza ha contribuito a questo fenomeno. Ai suoi tempi i politici importanti erano anziani, proprio come la società. Un esempio su tutti? Il film ‘Greenbook’ dove i neri non potevano entrare nei ristoranti se non quelli selezionati per loro. Lui si è battuto per i diritti civili della popolazione di colore. Ha cambiato la politica non solo in America, ma nel resto del mondo“.
Anniversario assassinio Kennedy, il ricordo di Rutelli
Rutelli ha continuato dicendo: “E’ stato un militare coraggioso. Ha rischiato la sua vita in guerra. A fine giugno di quell’anno, a Berlino, andò nel punto della spaccatura dell’Europa a dire in che cosa consisteva l’Alleanza Atlantica. Elementi fondamentali che racchiudono il suo mito. Clinton? Lo accolsi per celebrare i 50 anni della Liberazione di Roma. Kennedy fu il primo ad avviare il processo di democrazia liberale“.
Poi ha continuato dicendo: “E’ sempre stato un personaggio che ha cercato il compromesso. Fu il primo ad usare il duello televisivo, ovvero quello con Nixon. Per la prima volta nella storia la polarizzazione della politica entrò nelle case degli americani. Allo stesso tempo sono sicuro che con i social network avrebbe faticato. Chi in Italia può definirsi kennediano? Dico Marco Pannella, ha praticato i suoi valori tra gli anni ’60 e ’70“.