“Restituiteci la Statua della Libertà”, ha dichiarato questa domenica il leader di Place Publique, Raphaël Glucksmann, rivolgendosi agli americani
Lui la proposta l’ha buttata lì, tra il serio e il faceto, senza troppe velleità di riuscita. Ma chissà che un giorno non venga davvero realizzata. Raphaël Glucksmann, leader di Place Publique, ha lanciato un appello tanto patriottico quanto bizzarro: “Restituiteci la Statua della Libertà!“. Rivolgendosi agli americani “schierati con i tiranni”, il politico ha rivendicato il monumento come un simbolo francese maltrattato, un po’ come quando si riporta a casa un soprammobile impolverato dalla casa della nonna.
“Ve l’abbiamo data, ma a quanto pare la disprezzate“, ha tuonato Glucksmann, tra gli applausi di 1.500 attivisti. “Quindi andrà tutto bene qui a casa“.
Immaginiamo la scena: la Statua della Libertà, con tanto di torcia e tavolette, che attraversa l’Atlantico a bordo di un cargo, per poi essere riposizionata sulla Senna, magari con una baguette al posto della fiaccola. Uno scenario quantomeno particolare, non c’è che dire. Ma per il politico francese, il gioco varrebbe la candela.
Ma Glucksmann non si è fermato a questa provocazione. Ha anche deplorato il disimpegno di Donald Trump dal conflitto ucraino, invitando gli americani a “licenziare i loro migliori ricercatori“. “Noi daremo loro il benvenuto“, ha promesso, come se la Francia fosse diventata un centro di smistamento per cervelli in fuga.
L’eurodeputato ha poi lanciato un appello alla “resistenza democratica” contro “il fan club di Trump e Musk”, un’alleanza che, a suo dire, rappresenta l’estrema destra internazionale insieme a Vladimir Putin e Marine Le Pen. Un po’ come i cattivi dei cartoni animati, ma con più tweet e meno mantelli.
Insomma, un discorso che ha spaziato tra il patriottismo e la geopolitica da fumetto, con un pizzico di surrealismo alla francese. A questo punto viene da chiedersi quale sia l’opinione di Glucksmann sulla Gioconda. Come certamente saprà il politico, non è esattamente un prodotto “made in France”. Il ragionamento, in fin dei conti, è abbastanza simile. E visto che siamo in tema di provocazioni, perché non riportare in auge un grande classico come quello realizzato dall’italiano Leonardo Da Vinci e attualmente esposto al Louvre.
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