Una norma che è inserita nella manovra di Bilancio con una proposta di parificazione del trattamento economico con quelli del Parlamento
Un’equiparazione che ha sollevato un polverone senza precedenti. E forse è stato fatto in un momento sbagliato, ma tant’è e si va avanti per gioia dei diretti interessati e la rabbia di tutti gli altri, soprattutto dei Cinquestelle, naturalmente, cavalcano la polemica.
Una norma che rischia di creare più di qualche imbarazzo, anche perché ai ministri che non sono parlamentari, come altri loro colleghi verrà corrisposto un trattamento economico complessivo ed equiparato ai ministri che sono già parlamentari. E così, oltre all’indennità che per tutti è la stessa, lo stipendio avrà anche la diaria.
E’ bene sottolinearlo che è un emendamento e alla manovra di Bilancio dei relatori di maggioranza e deve essere ratificato dal Parlamento, ma, come era prevedibile, le polemiche, soprattuto dall’opposizione, si sono già scatenate, e non poteva essere altrimenti.
In tutto sono diciassette i componenti del governo che sono interessati e coinvolti dall’adeguamento degli stipendi. E la suddivisione è praticamente di otto ministri e tra questi ci sono nove persone fra viceministri e sottosegretari che potranno avere questo beneficio e questo adeguamento, con un costo per lo Stato e il Parlamento che arriva intorno a 1,3 milioni di euro l’anno in più rispetto a quelli già previsti.
Abodi avrà l’aumento: “Non sono indifferente”
A fare per bene i calcoli è stato il quotidiano Sole 24 Ore che nel dettaglio va con cifre precise e abbastanza alte visto che si parte dall’indennità mensile da 10.435 euro lordi si andrebbero ad aggiungere 3.503,11 euro della diaria che spetta a deputati e senatori e i 3.690 euro di rimborsi per “l’esercizio del mandato”. A questi 7.193,11 euro si aggiungono 1.200 euro l’anno per le spese telefoniche e i rimborsi viaggio.
E tra i ministri spuntano i nomi di Matteo Piantedosi (Interno), Andrea Abodi (Sport), Guido Crosetto (Difesa), Marina Calderone (Lavoro), Alessandro Giuli (Cultura), Giuseppe Valditara (Istruzione), Orazio Schillaci (Salute) e Alessandra Locatelli (Disabilità).
L’emendamento che chiede un adeguamento dello stipendio ministri non parlamenti a quello parlamentari? Non dico che mi lascia indifferente. Ne prendo atto, non mi oppongo. E’ una decisione del parlamento e qui mi fermo”, le parole di uno dei ministri interessati, ovvero il ministro per lo sport e per i giovani, Andrea Abodi, appena finito un dibattito sulla riforma che si dovrebbe attuare con lo sport.
“La scelta di fare il ministro non é fatta per la retribuzione e resto di questa motivazione. Se avessi scelto per lo stipendio avrei fatto altro“, ha concluso