Marco Di Liddo, Direttore del Ce. S.I. – Centro Studi Internazionali: “Ecco cosa si nasconde dietro le parole di Putrin che elogia Trump e critica Biden”
Prima le parole di elogio nei confronti di Trump e le critiche a Biden, poi la morte improvvisa del suo rivale Navalny, deceduto in circostanze ancora da chiarire mentre si trovava in prigione. Per Vladimir Putin gli ultimi giorni sono stati molto intensi e l’hanno portato nuovamente al centro del dibattito internazionale. La morte di Navalny ha esasperato il pensiero dei leader occidentali ed ha probabilmente aperto un nuovo scenario sul fronte del conflitto con l’Ucraina.
Ma Putin guarda con particolare attenzione a ciò che sta accadendo negli Stati Uniti e alle prossime elezioni ed ha dichiarato di preferire Biden a Trump: “È più esperto e più prevedibile. È un politico ‘vecchia scuola’. Ma lavoreremo con chiunque verrà eletto dal popolo americano”, ha dichiarato il leader del Cremlino. Cosa si nasconde dietro queste parole? Il direttore del Ce.S.I (Centro Studi internazionali), Marco Di Liddo, spiega in esclusiva ai nostri microfoni, il suo pensiero.
Cosa si nasconde dietro il messaggio di Putin che elogia Biden e critica Trump?
“Io credo che, se vogliamo fare un pò di dietrologia, le affermazioni di Putin tendono a nascondere la sua chiara simpatia verso Trump, che era comunque già emersa nel corso del mandato presidenziale dell’ex Presidente, e che si trasformava in una relazione pericolosa, sulla base anche di quello che più o meno è emerso nell’indagine. Si è dovuto accertare le interferenze russe nelle nelle elezioni e nella campagna elettorale che vide opposti Trump e la Clinton. Queste dichiarazioni potrebbero quindi nascondere le vere intenzioni e i veri pensieri del Presidente russo”
Il presidente russo Vladimir Putin chi teme maggiormente tra l’ex presidente e l’attuale?
“Dipende. Nel senso che sulla carta dovrebbe temere molto di più Biden e un’amministrazione fortemente democratica. Anche alla luce di quello che Biden ha fatto nei confronti della Russia negli ultimi anni: parliamo del contrasto alle spinte egemoniche russe degli ultimi 10 anni. Però quando il Presidente Putin dice che Trump è più imprevedibile non dice una cosa totalmente sbagliata: Trump è un uomo di marketing e le sue decisioni potrebbero essere motivate da un’ottica di massimizzazione del profitto politico: soprattutto nel breve periodo. Più che in base alla struttura del suo piano politico, io penso che molto dipenderà da quali saranno i consiglieri che Trump si sceglierà e quale sarà il barometro. L’azione del polso del cosiddetto Deep State americano. Se si farà passare il messaggio che la guerra in Ucraina è ancora un dossier importante, allora le cose in termini di politica estera non cambieranno. Se invece il Deep State farà prevalere una corrente diversa, verso il Pacifico e la Cina, allora gli Stati Uniti rivedranno i termini del loro impegno in Ucraina e per Putin sarà sarà tutto più facile”.
Quanto, l’elezione presidenziale statunitense può incidere sul futuro di Putin e del conflitto?
L’elezione del Presidente degli Stati Uniti sarà ed è già l’evento catalizzante del 2024 per due motivi, il primo è di ordine tattico, e comprende tutti quelli Stati che in questo momento perseguono una strategia che vede negli Stati il soggetto predominante o che riveste un ruolo di primaria importanza: penso quindi alla Cina, ad Israele e alla Russia, Paesi che stanno strutturando le loro strategie e le tempistiche. Del calendario elettorale americano, quindi si aspetta l’esito delle Convention e si osserva come il paese si avvicina all’appuntamento di novembre. In base al calendario si possono regolare le le tempistiche e le modalità di azione. Ovviamente poi il risultato delle urne sarà fondamentale, perché se vince Biden, ovviamente sull’Ucraina si continuerà ad avere un’attenzione, a meno che il Congresso non cambi nettamente la situazione. Più complicata la gestione di Israele”.
Per quale motivo?
“Perché Biden ha già enormi difficoltà e bisogna vedere se con un mandato fresco, quindi con la benedizione del corpo elettorale, avrà più coraggio e deciderà così di imprimere una sterzata alla politica americana. Per quanto riguarda la Cina, sicuramente un’elezione di Trump potrebbe portare a un’escalation delle tensioni, se non altro retoriche, perché poi, dal punto di vista strategico, che si tratti di Trump, che si tratti di Biden, repubblicani, democratici, la freccia americana vola verso Pechino. È una è una è vision, di politica estera che trascende le singole amministrazioni: possono cambiare i toni, possono cambiare gli strumenti e i tempi, ma il contenuto del confronto strategico americano non cambia”.
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