Il vecchio presidente dell’Anm si scaglia contro quanto sta accadendo nel nostro paese da qualche tempo a questa parte
Luca Palamara torna a parlare e sottolinea una stortura sulla quale va avanti da anni e da quando ha lasciato la magistratura: parte di essa, in qualche modo non è limpida e ci sono persone che utilizzano dossier per poter punire o condizionare magistrati che cercano di fare il loro lavoro in maniera limpida senza farsi condizionare da nessuno.
Per Palamara, da quando se ne è andato, non è cambiato nulla e lo esterna senza problemi in una lunga e circostanziata intervista al quotidiano Il Tempo, tanto che spiega e senza mezzi termini va all’attacco.
“Nel palazzo del potere c’è sempre stata l’idea che per combattere il nemico bisogna colpirlo con un cecchino, utilizzando notizie e informazioni riservate. Tra questi vi rientrano magistrati non allineati che vogliono fare il loro lavoro in modo indipendente, senza farsi coinvolgere da quello che è gradito a questo o quel giornale. La storia giudiziaria e quella del Csm, d’altronde, è piena di cecchini”, le parole di Luca Palamara, ex presidente dell’Anm, associazione nazionale magistrati.
E così dal nulla ci sono faldoni pieni di roba soprattutto dall’Antimafia, suggerisce in modo subdolo e assai velenoso il Tempo, tanto che l’ex Pm risponde in maniera chiara: “L’aumento di competenze della Dna nel 2019 viene confermato dal verbale di Melillo, dove in quel periodo storico la volontà politica della maggioranza di governo fu quella di far prevalere le competenze della Dna, ma senza avere il pieno controllo dell’ufficio”.
Da quello che sta venendo fuori sembra quasi che qualche magistrato, sotto sotto, sapesse di quello che stava facendo Striano (il finanziere che con un altro pm intercettava tutti o quasi e diffondeva materiale a qualche giornalista), tanto che l’ex presidente di Anm non si sbilancia, ma fa capire che quella potrebbe essere un’azione non così limpida e quasi consapevole da chi la portava avanti.
“Questo ce lo potrà dire solo lo sviluppo dell’indagine, Per il momento possiamo, però, dire che Striano sicuramente non agiva da solo“, dice Luca Palamara e sulla possibile rete d’informazioni o altro, l’ex Pm avvisa: “Penso che quello, che in qualche modo sta emergendo, uomini dell’intelligence e giornalisti “fidati” che in qualche modo con il battage mediatico riescono ad alzare un polverone per orientare il giudice, che sarà chiamato a decidere sulle richieste del pubblico ministero”.
Secondo Palamara è sempre stato quello che ha definito “Sistema” che avrebbe coinvolto le Procure territoriali e su questo è più criptico: “Dall’avvento della direzione nazionale antimafia i rapporti tra la procura nazionale e le procure distrettuali hanno sempre in qualche modo scatenato gelosie e diffidenza tra i magistrati”.
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