Claudio Martelli, esponente socialista ed ex ministro, in un’intervista al ‘Quotidiano Nazionale’ si sofferma sullo scontro tra politica e magistratura.
Continua a far discutere in politica (e non solo) lo scontro tra governo e magistratura. Sul tema in queste ultime ore è intervenuto anche Claudio Martelli in un’intervista al Quotidiano Nazionale sottolineando che “in questo momento sembrano che ci siano dei fil ad alta tensione che scottano ogni volta che qualcuno li tocca. Ma c’è anche qualcosa di storto in radice. Molte volte pare che si cerchi deliberatamente lo scontro e non sempre sono i magistrati“.
Sui motivi “scontro Martelli non vede il premierato: “Non penso che sia questa la ragione. E’ vero che molte volte la magistratura è insorta contro provvedimenti fatti dal governo. Quando io ero ministro hanno organizzato uno sciopero generale contro l’istituzione della Procura nazionale antimafia decisa insieme a Giovanni Falcone. E sono certo che anche in futuro protesteranno“.
“Il premierato non diminuisce i poteri della magistratura”
Martelli spiega anche il perché il premierato non dovrebbe essere motivo di scontro: “Non vedo come questa riforma possa toccare i poteri della magistratura. Più che altro potrebbe essere il presidente della Repubblica valutare cosa riterrà legittimo fare, ma non sicuramente i giudici“.
“Trovo anche sciagurata la tendenza di alcuni magistrati di commentare in modo polemico le scelte del governo – aggiunge l’ex ministro – loro devono applicare le leggi e non giudicarle. Se posso ravvisare un limite nella presidenza di Mattarella è proprio il fatto di aver utilizzato una certa tolleranza verso queste polemiche“.
“Non dovrebbero essere i governi a fare le riforme costituzionali”
Da parte di Martelli arriva anche una bocciatura per quanto riguarda il premierato: “Mi sembra una norma un po’ abborracciata. L’intenzione è chiara, ma quando si parla di un cambio premier in corsa, mi sembra che si fuoriesca dall’idea di avvicinare il mandato popolare. Io comincerei un dibattito parlamentare da cui possa emergere un orientamento per poi lavorare su quello. Non dovrebbero essere i governi a fare le riforme istituzionali“.