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Politica

Medio Oriente, l’esperto lancia l’allarme: “Iran pronto all’attacco verso Israele, ma…”

Marco di Liddo, Direttore del Centro Studi Internazionale, in esclusiva a Cityrumors.it: “L’Iran sta pensando davvero ad intervenire, ma sta studiando le possibili reazioni”. Poi sugli Stati Uniti…

Situazione sempre più incandescente tra Iran e Israele: la tensione nella regione resta altissima ed il rischio di una vera e propria escalation è molto alto: lo stato ebraico ha bombardato cinque città palestinesi nella striscia di Gaza e l’Iran ha ribadito la volontà di intraprendere un’azione per “punire” Israele dopo l’uccisione del leader di Hamas Haniyeh.

Marco Di Liddo, direttore del Cesi, in Esclusiva ai nostri microfoni – Cityrumors.it

Molti temono una vera e propria escalation, ed un coinvolgimento delle maggiori potenze internazionali: su tutte la Russia, che secondo fonti iraniane citate dal New York Times avrebbe già iniziato a consegnare armi a Theran (apparecchiature all’avanguardia e radar) e gli Stati Uniti. Il presidente Joe Biden e la vice Harris hanno riunito il team della sicurezza nazionale per studiare gli ultimi sviluppi e confrontarsi sulle prossime mosse. Anche l’Organizzazione delle Nazioni Unite guarda con attenzione alla situazione. “Il rischio di un possibile attacco dell’Iran è molto alto, con tutte le conseguenze del caso”, dichiara in  esclusiva ai nostri microfoni  Marco Di LiddoDirettore del Centro Studi Internazionale (Ce.S.i.).

Dottor Di Liddo, l’Iran è davvero pronto ad intervenire contro Israele? E nel caso, sarebbe disposto davvero a tuffarsi in una guerra?
“Si, secondo me l’Iran è davvero pronto ad intervenire. E ovviamente, come è accaduto in occasione dell’attacco dello scorso aprile, sta cercando un equilibrio complesso tra l’esigenza di rispondere per motivi di propaganda interna e di credibilità, regionale e internazionale e la volontà di tenersi”.

Ovvero?
“Provo a spiegarmi meglio: l’Iran da una parte vuole rispondere per motivi propagandistici, dall’altra cerca di evitare che Israele possa poi rispondere con una pesante e profonda rappresaglia, coinvolgendo tutti i suoi alleati storici”.

Situazione incandescente tra Iran e Israele – Cityrumors.it

E’ questo il motivo per il quale l’Iran parla spesso della necessità di evitare una escalation?
“Lo fa essenzialmente per due motivi: il primo è per pulirsi la coscienza e cercare di evitare il ruolo di attore assertivo, cercando di fare apparire invece Israele sotto questa immagine. Il secondo motivo è più pratico: l’Iran è perfattamente a conoscenza del fatto che, un attacco verso Israele lo porterebbe in una guerra totale contro lo stato ebraico e i suoi alleati, con un forte rischio di sconfitta militare, che sarebbe molto pesante e che potrebbe portare anche a una caduta dell’attuale diarchia, clero pasdaran”.

Un eventuale attacco dell’Iran verso Israele, che tipo di risposta internazionale porterebbe?
“Dipenderà tutto dal tipo di attacco dell’Iran . Se dovesse essere totale e con un’enorme possibilità di successo, cosa che io tendo ad escludere, allora la risposta internazionale sarà forte”.

Per quale ragione?
“Perché ci sono diverse volontà che si incrociano .E che convergono nella neutralizzazione dell’Iran: c’è quella americana, c’è quella israeliana e c’è quella dei paesi sunniti. Quindi in caso di attacco iraniano massiccio, la risposta internazionale sarà forte. Ma come dicevo, sarà tutto proporzionato: paragonato a quello che l’Iran sarà in grado o vorrà fare. Ovviamente,  più l’attacco iraniano sarà grosso e avrà successo, più alta, pesante e forte sarà la risposta internazionale”.

Biden e Harris: gli Stati Uniti valutano i prossimi passi in attesa del possibile attacco dell’Iran ad Israele – cityrumors.it – foto Ansa

Prima ha fatto riferimento al ruolo degli Stati Uniti: che coinvolgimento ci sarebbe da parte della Casa Bianca?
“Bella domanda…diciamo che la situazione statunitense è da ponderare e dipende da alcuni fattori precisi”.

Quali?
“Negli Stati Uniti siamo in piena campagna elettorale e l’apertura  di un importante e secondo fronte in Medio Oriente, potrebbe avere un effetto boomerang sul partito di governo, sui democratici. Anche  e soprattutto alla luce di quello che è successo in questi ultimi due giorni, quando il rischio recessione è tornato prepotentemente di moda”.

Quindi negli Stati Uniti più che un eventuale pericolo legato ad una nuova guerra, è maggioritaria l’attenzione sulle ripercussioni economiche che comporterebbe?
“Nelle campagne presidenziali americane, l’economia svolge un ruolo primario: è un argomento che tradizionalmente pesa molto di più rispetto agli altri:  l’economia è cruciale per l’elettorato americano. Notizie cattive dal punto di vista economico, ovviamente tendono ad affossare l’amministrazione in carica”.

 

 

Paolo Colantoni

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