L’ex ministro dell’Interno del governo Gentiloni e direttore della fondazione MedOr spiega: “Un momento complicato, difficile, ma niente vendette sui palestinesi, bisogna parlare”
Non è uno a cui piace fare zero a zero. Quello che pensa dice Marco Minniti, ex ministro dell’Interno quando presidente del Consiglio era Gentiloni, ora commissario europeo per gli affari economici e monetari nella Commissione von der Leyen. E’ preoccupato, Minniti, diventato famoso per essersi quasi messo contro il suo governo per la questione dei migranti, ma adesso la situazione di Israele e tutto quello che sta accadendo da quelle parti, non lo vede bene anzi mostra preoccupazione e un certo disagio a parlarne, soprattutto lui che per l’azienda Leonardo è il presidente della Fondazione Medi Or, con lo scopo di incentivare progetti culturali e di un certo spesso proprio con persone e aziende di quelle zone ora tormentate dalla guerra. “Mai come adesso il mondo può andare in pezzi. E del resto il senso di un’urgenza straordinaria è dato dalla visita del presidente Usa Biden in Israele”, dice Minniti.
Per Minniti non c’è altroìa via d’uscita che cercare di trovare sempre e comunque la via del dialogo: “Dobbiamo imparare a convivere con un mondo non più bipolare, non più unipolare, ma a-polare. Mai come adesso l’Europa è sfidata a fare un salto di qualità. E se è vero che è stata importante la solidarietà manifestata da Von der Leyen a Israele, è altrettanto urgente che l’Europa affermi una visione autonoma nei confronti del Mediterraneo e del Vicino Oriente“.
“Quello che ha fatto Hamas evoca l’Olocausto”
Per quanto riguarda quello che sta accadendo in Medio Oriente, Marco Minniti ha l’idea che si sono fatti in tanti, ma se lo dice lui che conosce la mentalità e la filosofia di quelle aree, allora la vicenda potrebbe essere molto più preoccupante di quello che sembra: “Si è trattato di un atto di guerra condotto con modalità tipiche del terrorismo. In cui un orrore senza precedenti, che evoca l’Olocausto, si fa strumento del terrore”.
“Israele ha scoperto la propria vulnerabilità – spiega l’ex ministro dell’Interno Minniti – e questa scoperta ha prodotto una rottura sentimentale collettiva. Perché si è dimostrato possibile l’impensabile. E cioè che la fragilità di un sistema politico, quella che Israele ha dimostrato negli ultimi 10 mesi, sia in grado di travolgere un intero sistema Paese costruito sulla consapevolezza della propria intangibilità e sicurezza”.