Il presidente della Pontificia Accademia per la Vita non riesce a credere a quello che sta accadendo tra chi vive nelle istituzioni
Quanto sta succedendo nella vita politica da un po’ di tempo a questa parte sta preoccupando anche la Chiesa. Che non riesce a concepire l’odio e la superficialità che sta venendo fuori in questo ultimo periodo. Il caso Pozzolo, secondo monsiglio Paglia che è stato intervistato da La Stampa, indica, a suo parere, “una crisi di modelli antropologici in una politica muscolare, che esibisce armi. E le usa. In una società in cui si spara troppo facilmente: prima con le parole, poi con l’aggressività, talvolta con le pallottole. Più pistole individuali significa privatizzare la sicurezza, e questo porta solo a meno sicurezza per tutti“. Le parole di monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, fanno riflettere e alzano ancor di più l’allarme.
Il Premier Meloni ha richiamato tutti alle proprie responsabilità e quanto accaduto a Pozzolo è stato definito, dalla stessa leader di Fratelli d’Italia, un atto “irresponsabile”. Troppo pesante come situazione e troppo pericolosa, a maggior ragione che si tratta di un uomo del Parlamento che dovrebbe essere un esempio per tutti. E per monsignor Paglia è stato un richiamo benedetto, e sotto tutti i punti di vista: “Bene ha fatto e bene ha detto la Presidente! Dobbiamo essere avvertiti che forse sono tanti – troppi! – che inneggiano a tempi in cui la violenza e la guerra, l’intimidazione erano considerate virtù, erano e sono così non solo a Capodanno. C’è una crisi di modelli antropologici in una politica muscolare, nelle armi esibite, e usate. E questo inquina istituzioni e quotidianità: che buona politica può venire da lì? E quale buona società?”.
La sensazione è che ci sia una specie di fascino delle armi che sembra essere un po’ troppo pericoloso. E anche per Monsignor Paglia è una situazione da tenere sotto occhio e non sottovalutare, tanto da essere mantenuta e controllata con grande attenzione: “È sotto gli occhi di tutti una sorta di assuefazione alle armi. È cominciata con la fascinazione dei traccianti nella notte di Baghdad, all’inizio della prima guerra del Golfo. Non è più finita. Non è perciò semplicemente una questione di “grilletto facile”.
Paglia non si spiega tutto e non riesce a capire la radice, da dove deriva tutto questo odio e anche maniera di imporsi pure attraverso le armi, non che si usino costantemente ma che ci sia una cultura delle armi stesse e spiega il suo pensiero: “Dobbiamo interrogarci sugli effetti che provoca su ognuno di noi questo “bombardamento di morte“, queste visioni continue in tv, sui social e un po’ ovunque. E bene ha fatto il Presidente Mattarella a parlare di pace. È stata la parola che ha più usato nel suo discorso, sottolineando che “parlare di pace, oggi, non è astratto buonismo“.
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