Morte Toni Negri, Bertinotti: “Ha dato molte lezioni, anche se…”

In una intervista rilasciata al ‘Quotidiano Nazionale’ è intervenuto Fausto Bertinotti: quest’ultimo si è voluto soffermare sulla figura di Toni Negri, scomparso nelle ultime ore 

Nella giornata di ieri la diffusione della notizia riguardante la morte di Toni Negri, ovvero l’ex leader di ‘Autonomia Operaia‘ deceduto a Parigi all’età di 90 anni. Ricordato anche per essere il ‘Cattivo Maestro’ negli anni di piombo. Molti sono i personaggi della politica che lo stanno ricordando con messaggi sui social network e dichiarazioni in interviste. Tra questi spuntano anche le parole di Fausto Bertinotti che ne ha parlato al ‘Quotidiano Nazionale‘.

Intervista al 'Quotidiano Nazionale'
Morte Toni Negri, il pensiero di Fausto Bertinotti (Ansa Foto) Cityrumors.it

Queste le parole dell’ex presidente della Camera dei Deputati: “Negri è stato un maestro. Di cultura e di una generazione. Nel corso di questi anni ha influenzato delle dottrine politiche nel nostro Paese. Cosa ci accomunava? Tutto inizia dai famosi ‘Quaderni Rossi’ e la grande rottura introdotta da Raniero Panzieri. Le idee fondamentali erano due: quella della sinistra di uscire dallo stalinismo e del primato del conflitto operaio sulla politique politicienne. Intrepreta una tendenza che potrei definire di operaismo teorico sociale”. 

Morte Negri, Bertinotti: “Grande maestro, ma io scelsi il sindacato”

Su quelle tendenze citate in precedenza Bertinotti ha fatto sapere che erano state delineate almeno tre strade: “La mia, ovvero quella sindacale, un’altra quella di movimento. La terza si può chiamare di autonomia del politico. L’inizio degli anni ’60 è stato uno dei più importanti che riguardano la sinistra italiana“.

Intervista al 'Quotidiano Nazionale'
Morte Toni Negri, il pensiero di Fausto Bertinotti (Ansa Foto) Cityrumors.it

Poi ha continuato il suo discorso affermando: “Negli anni ’68 e ’69 ci furono le prime rivolte operaie e studentesche. I cui due paradigmi sono la lotta di classe e l’anti-autoritarismo. La stessa storia di Negri non si può leggere senza la rinascita del conflitto alla Fiat“.

Sulla condanna del 7 aprile del 1979: “Come ebbe più volte modo di rilevare il presidente Mitterand si trattò di una vera e propria deriva giustizialista“. In conclusione sull’Imperò che Negri riportò in auge fa sapere: “Un lavoro che dimostra la mobilità intellettuale di una personalità complessa. Mi preme ricordare l’importante valorizzazione del pensiero di Spinoza. Condivido molti aspetti della sua critica. Sulla lettura della rivoluzione tecnico-scientifica la interpreto come una componente della controffensiva capitalistica contro il lavoro“.

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