Il vice-presidente della Camera dei Deputati riapre le porte al collega di partito, anche perché non sembra essere positivo sulla conferma del Governatore
Le elezioni si avvicinano e c’è grande fermento per la possibilità di concedere un terzo mandato anche alle Regioni, sia in Liguria che in Emilia Romagna dove ci sono da anni gli stessi presidenti che hanno riscosso comunque successo, nonostante alti e bassi, ma se vengono confermati, evidentemente ci sono cose positive che la gente ha riscontrato nel loro lavoro. E non è da meno Giorgio Mulé, vicepresidente della Camera, che al Secolo XIX si esprime sulla vicenda e fa un parallelo tra il terzo mandato (e anche più) che viene dato in Parlamento, rispetto a quello delle Regioni e degli Enti locali. “Distinguiamo, c’è terzo mandato e terzo mandato. Un conto è quello che avviene in piccoli Comuni dove c’è un radicamento reale, una conoscenza reciproca tra eletti ed elettori. Diverso è per le città metropolitane e le Regioni”.
Uno scenario diverso, rispetto a quello che può capitare per le grandi dimensioni e territori decisamente più vasti, anche perché secondo Mulé “il cambio di leadership dopo dieci anni può essere una ventata di rilancio“. Per il vicepresidente della Camera, c’è anche l’abitudine che subentra dopo il lavoro che è stato fatto, come in Liguria, dove sono state realizzate tante opere ed è stato fatto davvero molto: “Poi cambiare è salutare: non butti via l’esperienza, l’approdo naturale è quello romano. Toti, serenamente, può venire a fare il ministro o comunque a svolgere un incarico ministeriale di prestigio che costituisca la chiusura di un ciclo, un percorso partito a livello locale e consacrato a livello nazionale“. Come a dire, in Liguria si deve cambiare, ora sei stato promosso e puoi venire in Parlamento o avere compiti più grandi.
“Cambiare per venire a Roma non è certo una cosa punitiva”
Un tempo era un percorso quasi naturale, tanto che Mulé quasi la rimpiange, ma ci tiene a sottolineare un aspetto: “Non è una cosa punitiva, semmai una nuova sfida per chi si candida davvero a una prosecuzione nazionale del suo ruolo“. C’è anche una visione che non mette proprio tutti d’accordo, ovvero con Giovanni Toti che non sembra avere intenzioni di far confluire il suo partito in quello di Forza Italia, ma Mulè non arretra e non va allo scontro anzi è abbastanza conciliante e da come parla sembra quasi che ne abbiano già parlato: “Ma quello degli arancioni è stato un progetto diverso dalle liste civiche, è la sua lista, ma al di là della Liguria, le cronache ci dicono che non ha attecchito come lui sperava, non so cosa farà in futuro”