A parlare è il presidente ceco, un ex militare che conosce bene le situazioni e le strategie che si potrebbero e dovrebbero attuare
Israele e Hamas, dell’Ucraina se ne parla sempre meno e questo non sta giovando per niente alla situazione della guerra e di quello che potrebbe succedere da qui a qualche mese, se non qualche settimana. A parlare in maniera approfondita è il presidente della Repubblica Ceca Petr Pavel, 62 anni, capelli e barba bianca curatissimi, quasi un viso da attore non certo da politico. In questi giorni è in Italia dove incontrerà Sergio Mattarella e Giorgia Meloni, per poi andare a Milano con una delegazione di imprenditori.
Un presidente che ha un’esperienza di livello sul campo militare e sta vivendo la situazione in Ucraina con un ansia diversa, tanto che al Cor Sera spiega: “Oggi nel mio ruolo devo vedere la situazione non solo dal punto di vista del campo di battaglia, ma piuttosto da quello dei principi. E noi non abbiamo altra scelta che dare all’Ucraina tutto ciò di cui ha bisogno per poter ripristinare la sua sovranità e il controllo dei suoi confini”. Le parole di Pavel non ammettono quasi errori e fanno riflettere.
“Una vittoria russa ci si ritorcerebbe contro, perché rafforzerebbe la percezione da parte loro di poter raggiungere gli obiettivi con la forza e incoraggerebbe tutti i regimi nel mondo a contare sulla debolezza delle democrazie occidentali“. Petr Pavel è tra quei statisti che non credono che in questi quasi due anni di guerra la Russia abbia avuto dei vantaggi strategici: “Secondo me non tutti pensavano che gli ucraini potessero sostenere la pressione: la disponibilità di alcune nazioni a fornire equipaggiamenti migliori è cresciuta nel tempo guardando il loro coraggio e la loro determinazione”.
Pavel, in questi giorni in Italia, una terra che ama e rispetta molto, ma allo stesso tempo non può non ringraziare quanto ha fatto la sua piccola nazione nei confornti di una terra come l’Ucraina in grande difficoltà, per come era prima, ma soprattutto per come è ridotta adesso: “Sono grato ai miei cittadini e al mio governo che hanno sostenuto Kiev fin dal primo giorno: grazie alla nostra esperienza sappiamo che l’unico linguaggio che la Russia capisce è quello della forza. Bisognerà anche, ovviamente, arrivare a una fase in cui sia possibile discutere con Mosca, ma ciò deve avvenire nella cornice delle leggi internazionali”
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