Premierato, Brugnaro: “Ecco cosa consiglio al premier Meloni”

Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, in un’intervista a ‘La Verità’ parla del premierato e dà un consiglio al premier Meloni su come comportarsi con le opposizioni.

Sì al premierato, ma vietato arroccarsi come fatto da Renzi. E’ questo il consiglio che Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, dà al premier Meloni in un’intervista a La Verità. Il primo cittadino lagunare conferma il proprio appoggio “a questa riforma. Il capo del governo deve essere come un grande sindaco, con tanto di ballottaggio nazionale. Ma si faccia anche qualche modifica. Non commettiamo gli stessi errori di Renzi“.

Brugnaro intervista La Verità premierato
Il pensiero di Brugnato sul premierato – Cityrumors.it – © Ansa

Poi da parte di Brugnaro una frecciatina a Schlein: “Non capisco alcuni termini. Per le opposizioni ogni cosa nuova è pericolosa, io la penso come un opportunità. Poi naturalmente c’è il Parlamento e lì si discuterà ed eventualmente modificherà. Niente e nessuno è perfetto. Solo Elly Schlein lo è“.

Brugnaro a Meloni: “Ascoltiamo tutte le proposte”

Brugnaro intervista La Verità premierato
La proposta di Brugnaro al premier Meloni – Cityrumors.it – © Ansa

Di certo per Brugnaro il dialogo con l’opposizione non deve essere chiuso: “Io consiglierei al premier Meloni di ascoltare tutte le proposte e non chiudere le porte. Non facciamo come Renzi, che nel 2014 andò duro, per poi pagarne le conseguenze al referendum”.

Secondo me qualcosa si può migliorare – aggiunge il sindaco di Venezia – io introdurrei per esempio un ballottaggio tra i due candidati che prendono più voti. Si tratta di un qualcosa che renderebbe tutto più morbido e, soprattutto, allontanerebbe il provvedimento da qualsiasi altra critica“.

“Basta governi tecnici”

Brugnaro intervista La Verità premierato
Brugnaro sull’addio ai governi tecnici – Cityrumors.it – © Ansa

Per Brugnaro questa riforma ha come obiettivo quello di dire basta ai governi tecnici: “In passato nomi altosonanti sono arrivati a guidare il nostro Paese perché la politica non rispettava più i programmi che aveva sottoscritto con gli elettori. Ma se in futuro avremo esecutivi stabili, questo tipo i governi non esisteranno più e i tecnici saranno costretti a candidarsi per entrare in Parlamento e non per vie traverse“.

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