Procure ferme? Gratteri non ha dubbi: “Dopo Cartabia pm hanno paura”

In una intervista rilasciata al quotidiano “Domani” il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, si è voluto soffermare su uno degli argomenti più spinosi che riguarda la giustizia 

Non è affatto un mistero che, specialmente nell’ultimo periodo, uno degli argomenti più spinosi sia quello delle procure, magistrati e compagnia bella. Non si sono fatte assolutamente attendere le polemiche, critiche e tanto altro su questo argomento. In merito a ciò ha voluto esprimere il proprio pensiero anche Nicola Gratteri. L’attuale procuratore di Napoli ne ha parlato in una intervista che ha rilasciato al quotidiano “Domani“. Per lui non ci sono assolutamente dubbi sul fatto che qualcosa sia decisamente cambiato.

Intervista a 'Domani'
Il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri (Ansa Foto) Cityrumors.it

 

Queste sono alcune delle sue parole a riguardo: “Se le procure in questo momento sono ferme? Sono del parere che, dopo la riforma Cartabia, i pubblici ministeri hanno paura. In particolar modo di sbagliare . Anche perché oggi ai magistrati è stata messa l’ossessione dei termini. La paura di sbagliare, quindi, è tantissima. Allo stesso tempo, invece, credo che chi si trova attualmente ai vertici alti debba insegnare con l’esempio che le inchieste si possono ancora effettuare“.

Gratteri: “Riduzione intercettazioni? Per Nordio costano troppo”

Un altro tema affrontato durante l’intervista non può che essere quello relativo alla riduzione del numero di intercettazioni. Una mossa fortemente voluta dall’attuale ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Su quest’ultimo, proprio Gratteri, ha cercato di dare una risposta: “Dice che costano troppo. Pochi giorni fa, a Napoli, abbiamo sequestrato l’equivalente di 1,8 milioni di euro in bitcoin. Li abbiamo convertiti ed adesso si trovano già nelle casse del ministero pronte per essere spesi.

Intervista a 'Domani'
Il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri (Ansa Foto) Cityrumors.it

 

Questo è quello che succede in alcuni distretti dove, grazie a delle indagini mirate, si possono confiscare ingenti profitti. Questo per dire che il valore dei beni provento di attività illecite è considerato dieci volte superiore rispetto alla spesa per le intercettazioni. La verità è che non si vuole affatto intercettare chi corrompe e chi fa concussione, peculato o altro. Non si vuole toccare la zona grigia che si frappone tra la politica e le associazioni criminali”. 

 

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