Una battaglia politica all’interno del mondo sportivo che sta diventando sempre più aspra per la presidenza del Coni
Una battaglia sempre più aspra e dai toni polemici e molto accesi. E’ quella che sta ruotando attorno alla presidenza del Coni e all’uscita di Giovanni Malagò sulla possibilità di ottenere il quarto mandato.
Appena terminate le olimpiadi e dopo i successi che sono stati ottenuti, si è aperta la caccia alla poltrona della presidenza del Coni, soprattutto dopo le parole del ministro Andrea Abodi nei confronti dell’attuale numero uno dello sport italiano Giovanni Malagò. Tra i due ci sono stati attacchi e contro attacchi diretti e anche personali, almeno a quanto sembra, nonostante si pensasse che tra i due ci fosse un buon rapporto.
O meglio, c’è sempre stato negli anni, ma ultimamente, dopo il tentativo prima delle Olimpiadi di provare una exit strategy da parte di Malagò, i rapporti si sono deteriorati perché il presidente del Coni ha notato che non c’è stata alcuna visione o una minima apertura sulla possibilità di ottenere un quarto mandato come è già “avvenuto nei confronti dei presidente federali“.
E da questo punto di vista c’è stata la risposta del “ritrovato” presidente della Federnuoto (che ha beneficiato della norma per un quarto mandato) e capogruppo di Forza Italia alla Camera, Paolo Barelli che “augura il meglio” al suo nemico Malagò, ma non al Coni e cerca di spiegare: “Nel 2018, con un governo Pd, venne cambiata la legge che regola le federazioni e il Coni. Nei decenni precedenti, i mandati del Coni, che è un ente pubblico, erano due, ma si alzò a tre il numero di mandati possibili per la presidenza del Coni e limitò a tre i mandati dei presidenti delle federazioni, pensare che Malagò era stato entusiasta di questa scelta”.
Pensare che si dibatte tanto in questo periodo su una legge che tanti dicono sia stata fatta ad personam proprio su Paolo Barelli per ottenere il quarto mandato come presidente della federnuoto, ma lui su questo replica: “C’è stata una sentenza della Corte Costituzionale, ma lì il tema non era certo Barelli o altri presidenti con più mandati“.
La lotta che si sta facendo in questo periodo, e subito dopo la fine delle olimpiadi, sembra tanto una battaglia per mandare via Malagò e prendere la poltrona del Coni, ma su questo Barelli è chiaro: “Non c’è nessuna mano della politica sul Coni. E’ una fantasia. Sono 83 i soggetti sportivi che eleggono il presidente del Coni e ad oggi se ne conoscono solo 9. Gli altri 74 devono ancora essere eletti. Come si fa a dire che il centrodestra voglia il Coni senza nemmeno sapere questi 74 soggetti chi sono, che pensano, se hanno o meno una tessera di partito in tasca?“.
Si sta facendo già il toto-nomi per il dopo Malagò ed è spuntato quello del presidente del Veneto Luca Zaia, ma su questo Barelli chiarisce e un po’ si espone: “Ci sono vincoli specifici nello statuto del Coni per l’individuazione del candidato, che deve avere una storia sportiva ben precisa. Non ci si può inventare dal nulla un candidato che non ha mai avuto a che fare con lo sport”.
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