Le opposizioni passano all’attacco sull’autonomia. Landini, appoggiato dai partiti di sinistra, ha presentato in Cassazione il quesito referendario per abrogare la riforma.
Si sono dati appuntamento questa mattina, venerdì 5 luglio, davanti la Cassazione per depositare il quesito referendario per abrogare l’autonomia differenziata. A presentare la richiesta di chiamare gli italiani alle urne è stato Maurizio Landini, ma al suo fianco c’erano tutti i leader delle opposizioni.
“E’ una bella giornata – ha detto Elly Schlein all’esterno della Cassazione – siamo qui per fermare insieme un provvedimento che spacca in due questo Paese. Noi dobbiamo andare avanti perché il governo ha presentato una autonomia senza mettere un euro. Abbiamo tante ragioni per mobilitarci insieme. Lo faremo raccogliendo le firme per tutto il Paese“. “Stiamo offrendo con questo referendum ai cittadini di poter contrastare questo spacca Italia – ha aggiunto Conte – non ci fermeranno neanche con i calci e i pugni. Noi sventoleremo il tricolore dell’Italia e dell’Unità d’Italia“.
In Cassazione presente anche Bonelli. “Meloni non solo vende il Sud a Salvini – ha spiegato ai giornalisti l’esponente di Avs – ma indebolisce il sistema economico. Per questo chiediamo a Salvini e Meloni di fermarsi. Ora parte la raccolta delle firme per portare gli italiani a dire stoppiamo l’autonomia differenziata e per farlo bisognerà mettere la croce sul sì“.
“E’ una giornata molto importante. Siamo qui per presentare dei quesiti referendari che hanno come principale obiettivo quello di fermare lo spacca Italia. Il nostro è un Paese che secondo il luogo in cui nasci hai una aspettativa di vita differente. Questa vergogna deve essere cancellata e io sono certo che gli italiani sapranno rispondere“, ha spiegato Fratoianni.
Il referendum abrogativo è stato presentato da Landini che, ai microfoni dei giornalisti, si è augurato una cosa: “E’ importante che la gente vada a votare. Questi sono validi se si raggiunge il 50%+1 e noi sappiamo che c’è un tema da affrontare. Se le Europee fossero state un referendum, non sarebbero state valide. Il punto fondamentale è quello di recuperare la credibilità“.
Il segretario della Cgil si è soffermato anche sulle tempistiche: “Depositeremo quattro referendum a metà luglio. Per me è importante che la gente vada a votare e metta la croce sul sì. Non vorrei trovarmi di fronte a qualcuno che inviti gli italiani a non andare alle urne invece di difendere le proprie idee“.
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