Il sottosegretario alla Cultura è fuori di sé e non capisce i motivi di questa inchiesta, per lui sembra quasi una persecuzione
Un’inchiesta che lo sta mandando ai matti e che lo rende nervoso. Nervosissimo come mai è stato nella sua vita. Per il sottosegretario alla Cultura e critico d’arte Vittorio Sgarbi il quadro di Rutilio Manetti “è mio” e “la fiaccola c’è sempre stata“, quello, che si suppone sia rubato nel castello di Buriasco, “è una brutta copia”. Ma c’è una denuncia del quadro e Sgarbi sottolinea: “Anche nella denuncia che ha fatto la signora c’è scritto “riproduzione dell’originale che si trova in Vaticano raffigurante un giudice che condanna un uomo dal volto di San Paolo”. È chiaro che quella era una copia, tenuta come una tenda davanti alla cucina. Ha elementi diversi dal mio quadro”. Il famoso critico, ribadisce come se fosse una filastrocca sempre la stessa cosa e mentre parla con il quotidiano La Stampa, dice di aver dato un incarico a un esperto per dimostrare “l’integrità” del suo dipinto e quasi si dispiace di una cosa che tra quelli che ce l’hanno più lui sia convinto che c’è Sangiuliano.
Sgarbi da qualche giorno è stato iscritto nel registro degli indagati per furto e riciclaggio di beni culturali, si dice, ma lui stesso nega e con forza sottolinea: “Non ho ricevuto nessun avviso di garanzia. È un continuo stalkeraggio, delatori che raccontano storie inverosimili“. Eppure le inchieste del Fatto Quotidiano e di Report sono molto dettagliate, con tanto di testimoni oculari e anche la signora proprietaria del Castello dove era il quadro e che adesso da qualche anno non c’è più. E la cosa più strana è che, prima di sparire, ci sono andati collaboratori dello stesso Vittorio Sgarbi. Una coincidenza. Lui, il sottosegretario replica con durezza: “Sono diventati il ricettacolo di tutti quelli che hanno qualcosa da dire contro di me. Il primo è Sangiuliano“.
“Sangiuliano ha mandato la mia documentazione all’Antitrust e io ho fatto lo stesso con la sua”
Per Sgarbi una cosa fuori dal mondo e se la prende con Sangiuliano. Tra i due sembrano volare stracci, e di quelli pesanti: “È lui che ha preso la documentazione anonima spedita da un mio ex collaboratore e l’ha inviata all’Antitrust. Io ho fatto un lavoro paziente di ricostruzione di tutte quelle cose che fa anche lui e l’ho mandato all’Antitrust: conferenze, presentazioni, qualcuna pagata“. E per Sgarbi le sue conferenze pagate, equivalgono a quelle che contestano a lui, tanto che ribadisce un concetto: “Se comprano i suoi libri è come se lo pagassero. Conferenze pagate? Non credo che nessuno lo paghi. Per essere pagati occorre avere un credito“.
Tra Sgarbi e Sangiuliano il rapporto è freddo eppure si sta parlando del Ministro e del sottosegretario, non è proprio una cosa normale. Tutt’altro. “Sangiuliano? Non lo sento dal 23 ottobre, quando mi chiamò per dirmi che ero l’unico che si poteva occupare della Garisenda. L’Antitrust e l’Agcm?, Se si pronuncia per la mia incompatibilità io dovrò prendere atto che possano dimettermi. Ma credo che dalla documentazione che ho presentato si evince che tutto era regolare: uno che parla e racconta l’arte non può essere incompatibile col ruolo di sottosegretario alla Cultura. C’è una sola persona competente al ministero e quello sono io“