Il G7 andato in scena negli scorsi giorni è stato motivo di riflessioni, ma anche di unione tra Donald Trump e Giorgia Meloni
Il primo G7 di Donald Trump si è concluso con molte riflessioni e alcuni problemi tecnici, nel verso senso del termine. Il microfono non funzionante del leader americano ha creato alcuni momenti di imbarazzo e di difficoltà nel corso della riunione che riunisce alcuni dei più grandi numeri uno di tutto il mondo.
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Era presente, ovviamente, anche la Presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni. Il suo piano di apparire agli occhi del tycoon è stato portato avanti, ma senza perdere di vista la situazione politica interna al Paese e quindi sempre con la cautela di chi tra i due estremi sceglie una strada mezzana.
Argomento centrale, ovviamente, resta la situazione della guerra tra Russia e Ucraina. La premier ha ribadito il proprio sostegno alla causa di Kiev, ma con ambizioni di pace. “È priorità dell’Italia costruire, insieme ai partner europei e occidentali e insieme all’Ucraina, una pace giusta e duratura” ha chiarito la Meloni.
“Roma c’è stata in questi tre anni difficili, e ci sarà per un futuro di sovranità, prosperità e soprattutto di libertà” ha concluso evidenziando l’appoggio della Penisola alla causa statunitense, o comunque Occidentale, della pace tra le due nazioni, impegnate in una guerra ormai intensificatasi da tre lunghi anni.
Le truppe italiane in Ucraina
Lascia esporsi ad altri. Affida il compito di emettere un duro comunicato a Gran Bretagna, Canada e Francia, non ha alcuna intenzione di assumersi rischi evitabili. Prende posizione, ma con attenzione. Lo stesso fa quando viene messo sul tavolo un tema scottante. L’invio di truppe italiane sul terreno russo-ucraino.
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Giorgia Meloni sa bene a quello a cui andrebbe incontro dando il proprio voto favorevole. Un rischio troppo grande. Non ha quindi risposto ma, nel frattempo, a Palazzo Chigi lavora su questa possibilità, insieme alla Farnesina e alla Difesa. A mettere pressione sono le disponibilità offerte da Macron e da Starmer.
Entrambi si sono fatti avanti con fermezza, la Meloni meno, vuole alcune garanzie. Un’apertura diventa possibile solo se i soldati italiani dovessero essere inglobati in un contenitore internazionale più ampio, organizzato dall’Onu e con garanzie di sicurezza a stelle e strisce. Una proposta furba e indiretta, che ora attende delle risposte.
Nel frattempo, mentre Salvini parla a Macron usando una lingua volutamente comprensibile anche alla Meloni e dicendo: “Nessun italiano in Ucraina”, la Premier incassa i complimenti di Trump che, ai media italiani, dice: “Avete una donna fantastica come leader. L’Italia è un Paese molto importante e con Giorgia ha una leadership molto forte”.