In merito al tema che riguarda il terrorismo ed i possibili rischi che può correre il nostro Paese, Marco Minniti ha voluto fare il punto della situazione: lo ha fatto con una intervista che ha rilasciato al quotidiano “Il Riformista”
In quest’ultimo periodo è inevitabile non parlare di quanto sta accadendo in Medio Oriente, ovvero al conflitto (arrivato al 15mo giorno) tra il gruppo di Hamas e l’esercito di Israele che sta provocando un numero impressionante sia di vittime che di feriti. Per non parlare anche della serie di attacchi che vede, come vittime, l’Europa. L’ultimo su tutti quanto accaduto, pochi giorni fa, a Bruxelles con l’uccisione di due cittadini svedesi arrivati nella capitale belga per sostenere la propria nazionale di calcio.
Per non parlare anche della serie di allarmi bomba ed evacuazione in molti aeroporti francesi. In buona parte del Paese si sta ritornando a respirare aria di paura e di terrorismo islamico. Tra questi anche l’Italia. In merito a quanto sta accadendo si è fatto il punto della situazione. Proprio il sottosegretario ai servizi segreti con Renzi e ministro agli interni con Gentiloni, Marco Minniti, ne ha parlato. Lo ha fatto in una lunga intervista che ha rilasciato al “Riformista“.
Queste sono alcune delle sue parole a riguardo: “La situazione è senza precedenti. Dopo la Seconda Guerra Mondiale non ci sono mai stati due conflitti contemporaneamente. L’attacco di Hamas al cuore di Israele ha rinvigorito giacimenti di odio. L’uso dell’orrore per praticare e diffondere il terrore ha riaperto la dinamica di un conflitto profondamente religioso”.
Terrorismo, Minniti: “Italia preparata, ma…”
In merito alla situazione che riguarda il nostro Paese ha precisato: “L’Italia ha superato due momenti drammatici, è l’unico paese ad aver sconfitto un terrorismo interno senza dover ricorrere a leggi eccezionali. Tra il 2013 e il 2018 ha funzionato una grande azione di collaborazione tra le forze di polizia, l’intelligence e la magistratura italiana. Non si tratta di fortuna, ma un patrimonio del paese“.
Sulla questione terroristi: “Continuo a pensare che non arrivino con i barconi e la vicenda di Bruxelles non mi smentisce. L’attentatore arriva a Lampedusa nel 2011 ed era in Europa, non in Tunisia. Non ha funzionato lo strumento congiunto di integrazione e legalità. L’attentatore di Bruxelles viveva in un quartiere vicino a quello di Molenbeek.
Le forze di polizia belghe avevano intercettato la sua radicalizzazione e l’avevano convocato per il giorno dopo l’attentato, a testimonianza di una fragilità del sistema di sicurezza belga. Stesso discorso per quello svedese e francese. Se i terroristi arrivano in Italia gli altri paesi europei possono pensare a proteggere i loro confini con l’Italia. Bisogna stare attenti a non far sconfinare la propaganda nell’autolesionismo“.