L’ultimo ritrovamento dei corpi dei sei prigionieri rapiti e quindi uccisi da Hamas sabato scorso ha scatenato la reazione della stessa popolazione che ha deciso di far sentire la propria voce
Due donne e quattro uomini. Cinque di loro erano stati rapiti dal festival di musica techno Nova dai commando di Hamas durante l’attacco del 7 ottobre, tra questi c’era anche Hersh Goldberg-Polin, un cittadino israeliano con anche cittadinanza americana che ha provocato la reazione del presidente Biden. I sei prigionieri sarebbero stati uccisi a sangue freddo dai miliziani di Hamas mentre infuriava la battaglia nella striscia di Gaza.
Il ritrovamento dei corpi dei 6 ostaggi ha fatto alzare ulteriormente la tensione tra le parti, ma questa volta ha portato la stessa popolazione di Israele ad alzare la voce e puntare il dito contro lo stesso primo ministro Benjamin Netanyahu, reo secondo la gente di non aver fatto tutto il possibile per riportare a casa i prigionieri.
Ora la gente non ne può davvero più e l’ultimo orrore di una guerra senza fine, il ritrovamento dei corpi di sei ostaggi rapiti durante il blitz di Hamas del 7 ottobre scorso, ha scatenato la reazione della popolazione e centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza per chiedere al primo ministro Benjamin Netanyahu di fare di più per riportare a casa gli ostaggi. Dopo 11 mesi di sofferenze e attesa, per i familiari degli ostaggi tenuti prigionieri dai terroristi è stata la goccia che ha fatto esaurire qualsiasi forma di speranza, ecco perchè adesso ha cominciato a prevalere la rabbia. Il premier israeliano a caldo aveva cercato di rispondere all’ennesimo attacco di Hamas rilasciando una dichiarazione registrata: “Hamas rifiuta di negoziare. Chi uccide gli ostaggi non vuole un accordo. Siamo in una giornata difficile. I cuori dell’intera nazione sono lacerati. Insieme a tutti i cittadini di Israele, sono rimasto scioccato nel profondo della mia anima dal terribile omicidio a sangue freddo di sei dei nostri rapiti. Insieme a tutta la nazione, io e mia moglie condividiamo il pesante dolore delle famiglie. Siamo tutti in lutto insieme a loro”, aveva detto Netanyahu, ma queste parole non sono bastate per fermare la ribellione della sua gente.
Già dalle prime ore della mattina, migliaia di manifestanti stanno bloccando diverse strade a Tel Aviv, dove è in corso lo sciopero generale indetto dal capo dell’Histadrut, il sindacato che rappresenta centinaia di migliaia di lavoratori nel settore pubblico, dopo il ritrovamento a Gaza di sei giovani ostaggi giustiziati in un tunnel. Non è chiaro quante persone stanno aderendo allo sciopero, ma la maggior parte degli uffici governativi e comunali sono rimasti chiusi, così come le scuole e molte aziende private e l’aeroporto internazionale Ben Gurion. Oltre 500mila manifestanti, solo nella capitale Tel Aviv, si sono riuniti in Begin Street e chiedono al governo di fare l’accordo per il rilascio dei rapiti che sono ancora in vita. Sei simboliche bare sono state portate a braccio verso il quartier generale dell’esercito israeliano per chiedere allo stesso Netanyahu di raggiungere un cessate il fuoco e riportare a casa i prigionieri rimasti. Cortei si sono registrati anche a Gerusalemme e nella maggiori città israeliane di Haifa, Ra’anana, Be’er Sheva, Binyamina.
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