Alle 14.17 un minuto di silenzio e raccoglimento nei pressi della curva del Tamburello dove trent’anni fa, il 1 Maggio del 1994, moriva l’indimenticabile Ayrton Senna
Un fine settimana di lutto e dolore dopo il quale la Formula 1 non sarebbe mai più stata la stessa. Gran Premio di Imola della stagione 1994. Ayrton Senna perde la vita tragicamente dopo un incidente che lo vede sbalzato fuori dalla sua monoposto. Un volo crudele e sfortunato che lo vede impattare in modo fatale contro un sostegno del muretto esterno alla curva.
Oggi, qualsiasi voce autorevole e informata che segua la Formula 1, sostiene che un incidente del genere non sarebbe più possibile e che la morte di Ayrton Senna, nella sua tragicità è servita se non altro a cambiare una volta per tutte regole, tracciati ed elementi di sicurezza che oggi rendono i bolidi di Formula Uno, il loro abitacolo e i tracciati sicuramente molto più affidabili.
Ayrton Senna, un talento predestinato
Ayrton Senna da Silva, nato il 21 marzo 1960 a São Paulo, in Brasile, da una famiglia di ceto medio, si è rivelato un talento predestinato fin da quando ha soli 8 anni suo padre Milton, un ingegnere appassionatissimo di auto da corsa e velocità lo mise alla guida di un go-kart.
L’ascesa di Senna attraverso le categorie giovanili è stata incredibile. Giovanissimo, domina nei kart, e accede al prestigioso Campionato Britannico di Formula 3 che vince dominando tutta la stagione nel 1983. Nel 1984 fa il suo esordio in Formula 1 con la Toleman. E il resto è storia.
La rivalità di Senna con il francese Alain Prost è una delle leggende più straordinarie del mondo della Formula 1. Una rivalità epocale che vivrà momenti di grande intensità, ma senza tensione, tra due grandi avversari che nel legittimo desiderio di trionfare vivevano la parola rispetto con un senso profondamente letterale che ancora oggi fa scuola.
Tre titoli mondiali
In una Formula 1 completamente diversa da quella di oggi nella quale l’impatto del pilota aveva un’importanza fondamentale sulla competitività del mezzo, Ayrton Senna è stato senza ombra di dubbio insieme a pochissimi altri uno di quei talenti in grado di riscrivere gli standard della competizione. Vince tre Campionati del Mondo di Formula 1 nel 1988, 1990 e 1991, grazie a uno stile di guida aggressivo e a traiettorie chirurgiche, straordinariamente precise, che lo rendevano inimitabile su qualsiasi circuito.
I piloti vincenti dei vent’anni a venire dopo di lui hanno studiato in modo maniacale le sue traiettorie su ogni circuito anche dopo che l’evoluzione delle auto avrebbe limato molti secondi a qualsiasi prestazione sul giro.
Un simbolo per il Brasile
Fuori dalla pista, Ayrton Senna era straordinariamente amato per le sue iniziative filantropiche e benefiche. In un Brasile che lo adorava come un idolo e venerava come un Dio, Senna ha donato milioni di matite e quaderni alle favelas più svantaggiate di São Paulo chiedendo ai bambini di fare uno sforzo. Fuori da ogni retorica aiutava. Ma soprattutto chiedeva a chi era oggetto del suo aiuto di essere sempre pronto a fare da solo.
In un suo famoso intervento nel quale pretese e non ci fossero politici intorno a lui ma solo bambini disse… “non vi aspettate mai nulla da nessuno, conquistate il vostro futuro ne avete pieno diritto. C’è solo una cosa che vi definirà rispetto a quello che potrete essere: l’istruzione. Amate i vostri maestri, imparate a leggere e scrivere, amerete di più voi stessi. E partendo da qui potrete essere quello che vorrete essere”.
In Brasile sono migliaia le scuole che portano il suo nome, centinaia di migliaia di bambini che imparano a leggere e scrivere grazie alla sua Fondazione che anche dopo la sua morte ha portato avanti il suo programma di studi per i bimbi svantaggiati.
Dopo la morte di Ayrton Senna
La morte di Ayrton Senna portò la Formula 1 a un lungo periodo di introspezione e di riforma. Il giorno prima della morte del pilota brasiliano anche il povero Roland Ratzenberger perse la vita durante le qualifiche a poche centinaia di metri di distanza, proprio in prossimità della variante Villeneuve, anche lui morto tragicamente nel 1982. Così come Riccardo Paletti ed Elio de Angelis. La morte di Senna servì da catalizzatore per il cambiamento, portando a un impegno rinnovato per la sicurezza e il benessere dei piloti.
La FIA, l’organismo di governo del motorsport, avviò un’indagine sulle circostanze che portarono all’incidente di Senna. E da qui impose un radicale cambiamento sul design delle vetture imponendo rigorose normative sulla sicurezza. Un processo di evoluzione ancora più profondo e intenso rispetto a quello che era già stato avviato dopo il drammatico incidente di Niki Lauda al Nurburgring.
In pochi anni cambiò tutto. La formazione del personale medico e di soccorso ai bordi della pista, le vie di fuga sulle curve e quelle di accesso per i mezzi di pronto intervento. Nacque l’esigenza di un ospedale straordinariamente attrezzato per il primo soccorso su ogni autodromo che, fin da subito, sarebbe stato allestito di un eliporto per l’immediato trasporto di qualsiasi ferito verso ospedali attrezzati. La prevenzione diventò la chiave di lettura di qualsiasi corsa automobilistica.
L’HANS e l’Halo
Uno dei dispositivi legati che più di ogni altro viene legato al nome di Ayrton Senna è l’HANS (Head and Neck Support), un sistema di sicurezza progettato per prevenire fratture della base cranica in caso di incidente. Il dispositivo, diventato obbligatorio in Formula 1 così come in altre categorie del motorsport fin da pochi mesi dopo la morte di Senna, ha salvato innumerevoli vite e rimane un testamento dell’influenza duratura di Senna sullo sport.
Ancora oggi le immagini dei piloti che scendono dalla loro vettura li vede protetti dall’HANS.
Si tratta dell’innovazione più significativa nelle corse automobilistiche che da qualche anno sono riusciti a lavorare ulteriormente sulla sicurezza dei piloti grazie all’Halo, l’abitacolo protettivo che ha evitato conseguenze drammatiche in diverse occasioni.
Negli anni successivi alla morte di Senna, la Formula 1 è continuata a evolversi, coinvolgendo i piloti sia sotto l’aspetto organizzativo delle corse che sulla sicurezza di ogni singolo circuito.
A tre decenni dalla sua scomparsa, il ricordo di Ayrton Senna perdura. Il suo nome rivive su tutti i circuiti in Brasile. E sono migliaia i fan che lo ricordano senza averlo mai visto correre: se non su qualche documentario on line.
La celebrazione di Imola
Erano migliaia gli appassionati presenti a Imola per il trentesimo anniversario della sua scomparsa. Presenti all’autodromo Enzo e Dino Ferrari fin dal mattino si sono dati tutti un silenzioso appuntamento per poi raggiungere a piedi il Tamburello e riunirsi in un momento di raccoglimento alle 14.17, in corrispondenza del suo tragico incidente.
Da lì il drappello di appassionati si è spostato verso la variante Villeneuve per un altro omaggio dedicato all’austriaco Ratzenberger. Presenti il vicepresidente del Consiglio dei Ministri, il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, la ministra dell’Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, il ministro delle Relazioni Estere della Repubblica Federativa del Brasile, Mauro Vieira e al ministro degli Affari Esteri dell’Austria, Alexander Schallenberg.
Tra le persone presenti Bruno, il nipote di Ayrton, che insieme a sua madre Vivianne, la sorella del pilota, e alle sorelle minori Bianca e Paula, porta avanti il lavoro della sua fondazione.
Tra le personalità più illustri del mondo dell’automobilismo sportivo l’amministratore delegato e presidente di Formula 1, Stefano Domenicali, il presidente di Formula Imola, Gian Carlo Minardi, il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini; il presidente ACI, Angelo Sticchi Damiani e il padre di Roland Ratzenberger.
“Il nostro lavoro per la sicurezza ci impone di continuare”
Tre le dichiarazioni spiccano le parole di Stefano Domenicali… “Non c’è alcun dubbio che l’eredità di Ayrton Senna per tutto quello che il pilota rappresentava dentro e fuori dalla pista, sia qualcosa di estremamente prezioso per tutti gli appassionati di Formula Uno e di automobilismo. Gli incidenti sono ancora una componente purtroppo drammatica di questo sport e della nostra passione. Ma i passi avanti compiuti nell’ambito della sicurezza sono un aspetto fondamentale che deve essere sottolineato. Ed è proprio nel nome di Senna che questo percorso ci vede ancora impegnati e in prima linea, mai completamente soddisfatti, sempre alla ricerca della maggior sicurezza possibile per tutti: piloti e spettatori”.
Dal 1994 ad oggi gli incidenti nelle gare di automobilismo sono stati molti ma mai più con bilanci così tragici. L’evento più drammatico da quel doppio decesso del maggio 1994 a oggi, è la morte di Jules Bianchi in Giappone nel 2014. Un altro evento che con maggiore attenzione poteva essere evitato perché, da allora, ha ulteriormente cambiato i protocolli di sicurezza ai lati della pista. Bianchi rimase ucciso da una serie di circostanze limite, tra le quali la presenza in pista di un trattore adibito alla rimozione di una monoposto incidentata.