Roberto Baggio, quel terribile tormento: “Non ci dormo la notte”

Roberto Baggio racconta uno dei suoi trami sportivi che lo hanno condizionato non poco: “Non ci dormo la notte”

Impossibile non amarlo. I tifosi dei club in cui ha militato lo adorano. Ancora di più coloro che lo hanno avuto come avversario. Allo stesso tempo è impossibile provare “odio” (sempre calcistico) nei confronti di uno dei calciatori italiano più forte di tutti i tempi. Oltre ad essere amato. Il numero 10 fatto per eccellenza: Roberto Baggio. In una intervista al ‘Corriere della Sera’ con Walter Veltroni, il campione ha raccontato diversi aneddoti sportivi che hanno fatto parte della sua vita.

Belli, ma soprattutto brutti. E ce ne sono stati molti. Un calcio molto diverso da quello che ha lasciato. Lo ha notato con il trascorrere degli anni: “Sembrava che questo sport non avesse più bisogno di fantasia. Tutto era finito in mano alla tattica. Le partite non le vincevano più i giocatori, ma gli allenatori. Paolo Rossi il mio modello, Zico mi ha sempre ispirato. Il numero 10 per me vuol dire creare, inventare e sentirsi libero sul campo“.

Intervista al 'Corriere della Sera'
Roberto Baggio (Foto LaPresse) Cityrumors.it

 

Come riportato in precedenza, però, ci sono anche delle noti dolenti sulla sua carriera. Come i tantissimi infortuni. In primis quello al ginocchio a 18 anni. In totale 6 operazioni. Nonostante la sofferenza ha continuato a fare quello che amava: giocare. Un ricordo che difficilmente potrà dimenticare: “Come se mi fosse scoppiato un ginocchio. Un dolore impensabile. Mi ha segnato per la vita. Quando mi svegliai dall’operazione vidi la gamba in quello stato. Dissi a mia madre che se mi avesse voluto bene doveva ammazzarmi“.

Roberto Baggio, quel rigore al Brasile: “Un incubo”

Oltre ai ko fisici anche un altro “dolore” lo tormenta: quel maledetto rigore sbagliato contro il Brasile nella finale del ‘94. “Cercavo un badile, mi volevo sotterrare. Non si possono cancellare cose così. Quella partita l’avevo sognata e immaginata tante volte da bambino. Nonostante avessi 3 anni la sconfitta del ’70 non riuscivo a dimenticarla. Volevo vendicare Riva e gli altri. Poi mi è crollato il mondo addosso“.

Intervista al 'Corriere della Sera'
Roberto Baggio (Foto LaPresse) Cityrumors.it

 

Contro Argentina (’90) e ‘Francia (’98) altri episodi da incubo: “Non sono stato fortunato. Ho fatto 3 mondiali in cui sono uscito sempre per i calci di rigore. Se fosse entrato quel tiro con la Francia ci avrebbe portato in semifinale. Un’azione bellissima: lancio di Albertini, sbagliai a colpire al volo, volevo anticipare Barthez che mi stava venendo addosso ma lui ha fatto un passo in avanti e poi si è fermato. Se avessi aspettato che rimbalzasse, poi potevo metterla dove volevo”.

Un periodo difficile anche per l’Italia che, per due edizioni consecutive, ha visto i Mondiali da casa: “Una sensazione strana. Mi sembra assurdo che una nazionale che ha vinto gli europei non sia ai mondiali di diritto. Noi italiani siamo fatti così. Se ci attaccano diamo il meglio“. In conclusione il suo addio nel mondo del calcio: “Nei due anni in Figc contavo meno del due di coppe quando regna bastoni. Le mie idee e le loro non combaciavano“.

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