Un emendamento atteso come l’aria, per far respirare i club professionistici del calcio italiano, che potrebbe portare quella liquidità necessaria per provare a risanare i conti
La pandemia da Covid-19 resterà indimenticabile per l’umanità intera, le nostre vite congelate per settimane all’interno delle case, isolati dal mondo e una serie di limitazioni che hanno inciso drammaticamente sulla nostra esistenza. Ma il blocco imposto a tutte le attività ha portato nefaste controindicazioni in tutti i settori commerciali, una crisi da cui ancora oggi facciamo fatica a venire fuori. Anche lo sport ha subito pesanti ripercussioni e, a parte le attività agonistiche, prima sospese, alcune annullate, altre recuperate qualche mese dopo, sono state le varie società a subire conseguenze drammatiche che hanno messo a rischio anche la loro stessa esistenza.

Anche il mondo dorato del calcio professionistico ha subito conseguenze. Nonostante gli sgravi fiscali arrivati dal governo dell’epoca per andare incontro ai mancati incassi dei botteghini per le tante partite giocate a porte chiuse per decreto, pochi mesi dopo è arrivata un’ulteriore mazzata che ha messo ancora più in ginocchio i club sempre alla disperata ricerca di fonti di sostentamento per far quadrare i bilanci e riuscire a competere in campo europeo: il Decreto Dignità.
Introdotto dal governo Conte
A dare un altro taglio agli incassi delle società, soprattutto di Serie A, è stato infatti il Decreto Dignità, varato dal governo Conte nel 2018, ma diventato operativo dal 2019, con l’introduzione del divieto di pubblicità per gli operatori del gioco d’azzardo. In pratica i club professionistici non potevano esibire sulle maglie una sponsorizzazione che richiamasse qualsiasi forma di gioco legato alle scommesse. Una mazzata terribile per le già asfittiche casse dei club di serie A, in totale controtendenza tra l’altro con quello che accadeva nelle altre nazioni europee e che apriva ancora di più il gap con le altre società rivali delle altre federazioni.

Un salasso devastante se consideriamo che solo nel primo anno di divieto si parla di circa 30-40 milioni di euro in meno per sponsorizzazioni dirette. Cifra che cresce però considerevolmente, anche oltre i 200 milioni di euro, se si prendono in considerazione le mancate campagne pubblicitarie che hanno coinvolto i mezzi tradizionali di diffusione come TV, radio e giornali. Lazio, Roma, Inter, Milan ad esempio, sono state le società che si sono trovate con accordi già operativi diventati senza valore da un giorno all’altro. Basti pensare che quando è entrato in vigore il decreto Dignità, ben 15 club italiani su 20 avevano accordi commerciali, pur se non tutti come main sponsor, con operatori delle scommesse.
Dal Senato atteso il nuovo via libera
La battaglia dei presidenti è stata lunga e alcune volte furibonda, una battaglia prima politica e poi economica. In questi anni dove si sono alternati diversi governi sia politici sia calcistici, si è sempre cercato di far rientrare dalla finestra la possibilità di poter di nuovo attingere nel mondo del betting i soldi necessari per dare nuova linfa ai bilanci delle società alla perenne ricerca di nuove entrate.

Ma come riportato da alcuni organi d’informazione, ora sembra davvero tutto pronto per il via libera della commissione Cultura del Senato all’Affare sulle prospettive di riforma del calcio italiano, il veicolo scelto per superare il divieto previsto dal decreto Dignità del 2018. In pratica nelle sedute che si terranno proprio in questi giorni in Senato dovrebbe cadere il divieto di pubblicità indiretta per il mondo delle scommesse e del gioco d’azzardo, in modo che le aziende del settore del betting possano tornare a sponsorizzare eventi sportivi ed esporre i propri marchi negli stadi con banner o cartellonistica.