Non sono bastati i test e gli esami che hanno evidenziato la sessualità della pugile algerina, ma adesso è il numero uno che ha dei dubbi
Un argomento che non sembra avere mai fine. Il caso Khelif scuote ancora le Olimpiadi, nonostante la pugile sia andata avanti nella competizione fino alla finale olimpica nella sua categoria.
Non si fa che parlare del caso della pugile algerina e anche il presidente del Cio non è uno che si sottrae alla discussione e soprattutto alle domande e durante un conferenza stampa dove si tracciavano i primi bilanci di una competizione olimpica che si sta concludendo, il presidente del Cio ha trattato di nuovo l’argomento.
E’ un tema che non finisce di far discutere perché i dubbi sono ancora tanti sulla sessualità della pugile algerina Imane Khelif ma è una situazione che rischia di andare fuori controllo, ancora di più rispetto a prima e le parole di Bach non è che aiutino più di tanto anzi da un certo punto di vista rischiano di creare ancora più confusione.
“Escludere due donne dalla partecipazione a una competizione femminile a causa di accuse basate su dati inaffidabili? Fino al 1999 esistevano i cosiddetti test sessuali, poi la scienza ci ha detto che non erano piu’ affidabili, che non funzionavano più come prima per quanto riguarda i cromosomi e altre misurazioni“, sono state queste le parole del presidente del Cio, Thomas Bach.
La posizione di Thomas Bach non è che sia cambiata di tantissimo, ma ci tiene a ribadire un concetto ovvero che alle “donne deve essere consentito di prendere parte alle competizioni femminili“. Per Bach non ci sono possibilità di rivedere i test a meno che le linee guida nella boxe dopo la controversia con la Khelif, non si chiariscono le cose.
“Abbiamo detto fin dall’inizio che se qualcuno ci presentasse un sistema scientificamente solido su come identificare uomini e donne, saremo i primi ad adottarlo. Non ci piace questa incertezza. Non ci piace per la situazione generale, per nessuno. Quindi saremmo più che lieti di esaminarlo. Ma cio’ che non e’ possibile e’ che qualcuno dica: ‘Questa non e’ una donna‘, semplicemente guardando qualcuno o cadendo preda di una campagna di diffamazione da parte di un’organizzazione non credibile con interessi altamente politici”.
Ormai con la Iba è una rottura totale, con il Comitato olimpico internazionale che, vista la situazione, rischia di compromettere la partecipazione del pugilato alle prossime Olimpiadi di Los Angeles 2028: “Vedremo, ma prima o poi decideremo”.
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