L’ex calciatore della Roma Pablo Daniel Osvaldo ha raccontato sui social di essere affetto da depressione e dipendenza da alcol e droga.
In un video che è diventato virale su Instagram, ha trovato il coraggio di parlare dei suoi problemi ai follower: “È difficile tutto questo per me, ma credo che sia arrivato il momento, sento la necessità di farlo. Da tempo lotto contro la depressione che mi ha portato ad alcune dipendenze, tra cui alcol e droga. E sento che la vita mi sta sfuggendo di mano. Quello che voglio raccontare e condividere con voi è che sto facendo un trattamento psichiatrico”.
L’ex attaccante di Juventus, Inter e Roma, che in passato è stato sposato con Giannina Maradona, racconta del suo periodo difficile, di aver perso autostima, “molte volte torno alle mie dipendenze, cado nell’autodistruzione. Ma non riesco ad uscirne”, racconta. “Vivo solo chiuso in casa, non vado da nessuna parte, non mi interessa alzarmi dal letto, uscire dalla mia camera, mangiare”.
Quello di Pablo Daniel Osvaldo è un racconto drammatico che è diventato virale e inevitabilmente porta a riflettere. “Ero una persona completamente differente – aggiunge – orgogliosa e sicura di sé. Questa è una persona che non riconosco”.
Ne abbiamo parlato in esclusiva con Fabio Bernardi, direttore sanitario delle strutture sanitarie di Open Group Bologna per il trattamento di dipendenze patologiche.
Professor Bernardi, la prima cosa che viene da chiedersi è: com’è possibile che una persona che ha tutto finisca nel tunnel della depressione?
“Vivere una vita agiata non mette al sicuro dall’avere problemi di carattere psicologico o psichiatrico. Anzi, da un certo punto di vista è esattamente il contrario. Quando una persona ha una vita particolarmente difficile deve impegnare tutte le sue forze per sopravvivere, ha meno tempo per pensare agli altri problemi. Non a caso la depressione è stata definita “malattia del benessere”. Nel ‘900 si ammalavano in pochi, nel 2000 in molti, perché la vita è più agiata e non ci sono molti problemi, così si pensa anche ad altro”.
Pablo Osvaldo nel suo video ha raccontato di lottare contro la depressione che lo ha portato alla dipendenza da alcol e droga. Come si arriva dalla depressione alla dipendenza?
“È come chiedere se nasce prima l’uovo o la gallina. In base alla mia esperienza posso dire che le dipendenze difficilmente sono primarie, è il contrario. Un certo stile di vita può causare l’inizio dell’uso di certe sostanze. Facciamo il caso della depressione: una persona con caratteristiche depressive potrebbe iniziare a usare cocaina come automedicamento, perché è un eccitante e fa sentire su. Allo stesso modo con l’uso dell’eroina, che l’anestetico più forte al mondo. Quando viene usata si ha la sensazione che qualsiasi malessere scompaia, come se ci fosse un distacco dalla realtà che protegge dalle sofferenze eccessive. Ma queste droghe creano dipendenza”.
Come si esce da una situazione del genere?
“Non bastano i farmaci prescritti dallo psichiatra. Serve una terapia psicologica spesso di gruppo. Nel caso delle dipendenze serve un periodo di tempo in un luogo che possa proteggere dalla tendenza a fare certe cose”.
Si riferisce ai centri di riabilitazione?
“Sì, a un centro di riabilitazione o in generale a un luogo protetto e gestito da persone competenti”.
Dal racconto Pablo Osvaldo è emersa una sensazione di solitudine. Cosa possiamo fare noi per stare accanto a chi soffre di depressione?
“Intanto spingerlo a curarsi e ad andare da uno psichiatra. La depressione si sconfigge giorno per giorno, un poco alla volta. Però succede che quando una situazione del genere dura molto tempo, diventa difficile da sopportare per chi ti sta accanto”.
Quanto conta la consapevolezza di avere la depressione?
“La consapevolezza è fondamentale, mette nella condizione di affrontare un problema, ma non cura”.
In quanti riescono ad uscire dalla depressione?
“È un dato estremamente difficile da sapere. Tante persone possono farcela con un blando aiuto di qualcuno e non vengono mappate. Esistono più tipi di depressione. Quelle reattive, causate da un evento particolare come un trauma, ad esempio la perdita di una persona cara. Poi ci sono quelle che non hanno un fattore diretto che le ha provocate ed è più difficile da curare, perché bisogna innanzitutto capirne le cause. Infine esistono le depressioni che non sono affatto legate ad evidenti fattori: sono le più difficili da curare”.
Dipende anche da caratteristiche legate al carattere di una persona?
“Certo, dipende dalle caratteristiche della personalità, ma anche del sostegno. Più le persone sono inserite socialmente più è facile uscirne. Più difficile è invece nei contesti sociali degradati”.