Il tecnico del Marsiglia ha raccontato un aneddoto che riguarda l’allenatore del Manchester City ai tempi del Bayern Monaco
Incredibile ma vero, Gennaro Gattuso è un grande fan e allievo di Pep Guardiola. Infatti c’è stato un momento nella sua carriera in cui lo “stile Barça” lo ha folgorato cambiandolo totalmente. Queste le sue parole rilasciate a L’Equipe: “Quando avevo circa 27 o 28 anni abbiamo giocato contro il Barça di Xavi, Iniesta, Ronaldinho, Messi… È successo qualcosa dentro di me. Abbiamo corso novantacinque minuti, facevo una maratona in ogni partita contro di loro e toccavo la palla tre o quattro volte. Non capivamo cosa ci stesse succedendo. Ho cominciato a interessarmi a come fosse possibile e l’ho studiata…”, ha raccontato.
È normale, poi, che gli allenatori all’inizio della loro carriera visitino altri tecnici per stargli vicino e vedere come lavorano. Ma il suo incontro a Monaco con Pep Guardiola è stato tutt’altro che semplice e naturale: “Ho aspettato quasi tre giorni davanti ai cancelli del centro sportivo del Bayern per vedere arrivare la macchina di Guardiola. Non avevo chiesto niente a nessuno, perché non mi piace chiedere favori. Mi ha riconosciuto quando finalmente è passato, ma allora eravamo lì da due giorni. Stavo morendo di freddo!”.
La vicenda
Gattuso nell’intervista a L’Équipe si è poi soffermato anche sugli allenatori che più di tutti hanno influenzato la sua carriera: “Carlo Ancelotti è un tuttofare. Riesce a entrare nella testa di tutti, che è una qualità incredibile. Marcello Lippi non te ne lasciava passare una, metteva paura, dovevi comportarti bene altrimenti ti tirava fuori dalla squadra. Ho avuto anche Walter Smith a 17 anni, un allenatore dalla gentilezza ed educazione incredibili. Anche se quando gli giravano, diventava il peggior criminale di Glasgow. E poi ho avuto Alberto Zaccheroni, che era un mostro tattico e ti spiegava ogni dettaglio del gioco, ma a cui forse mancava quella marcia in più per trasmettere la giusta motivazione”.
Quello che è rimasto all’attuale tecnico del Marsiglia è la passione per il calcio e la sua voglia di trasmetterla: “Mi alleno tantissimo, urlo per un’ora e un quarto come un martello pneumatico, ma quando finisce l’allenamento non voglio più vedere nessuno del mio staff a girovagare. Noi non cambieremo nulla. Viviamo in un mondo malvagio, a causa di quelli che io chiamo ‘leoni da tastiera’ che riversano il loro odio dietro lo schermo. Bisogna avere la forza di credere in ciò che si fa”.