Una tendenza che oramai hanno adottato tutti i team del Motorsport, quella di verniciare sempre meno parti di una macchina di Formula 1. Una scelta che nasconde un piccolo grande segreto
Sembra ieri che Max Verstappen si è laureato per la terza volta Campione del mondo di Formula e invece tra poche settimane si riaccenderanno i motori. Il prossimo 3 marzo in Bahrein scatterà infatti la nuova stagione che vedrà tutti, ancora una volta, all’inseguimento della Red Bull dominatrice degli ultimi anni e che si presenterà al via come la macchina da battere anche nella nuova stagione.
Per i vari team queste sono le settimane di presentazione delle nuove vetture, anche se gli assetti definitivi li vedremo soltanto in pista nelle prime prove libere, intanto possiamo ammirare le nuove livree che hanno scelto per i loro bolidi. Ed è sempre più evidente una tendenza che tutti progettisti hanno deciso di far adottare alle proprie squadre: l’uso della vernice nera per “colorare” le vetture. Una questione di preziosi centesimi di secondo.
Sembrerà strano, ma una volta nel mondiale di Formula Uno le varie scuderie correvano con un colore ben preciso dipinto sulle proprie vetture, che indicava perfettamente la nazione di provenienza. L’Italia aveva il rosso della Ferrari, la Germania aveva la macchina argento, come in effetti è ancora oggi la Mercedes, gli inglesi adottavano il verde stile Aston Martin. La ricerca di sempre più soldi da parte dei team ha portato all’avvento ancora più massiccio degli sponsor i quali, a fronte di maggiori investimenti, chiedevano di personalizzare le vetture con i colori del proprio brand e dagli anni 70 in poi, in Formula 1 ne abbiamo viste davvero “di tutti i colori”. Iconiche restano alcune vetture brandizzate come la Lotus tutta nera e oro firmata John Player Special o la Brabham sponsorizzata Martini. La Ferrari ha sempre scelto di rimanere in rosso, identificandosi in un colore che è diventato la storia della Formula Uno. Oggi assistiamo a un fenomeno ancora diverso e per certi versi particolare. Le macchine tendono sempre più a perdere i colori e a mostrarsi più nude, nel senso che vengono lasciate sempre più parti della carrozzeria in nero carbonio, come appena uscite dalla fabbrica.
Ma c’è una logica in questa scelta, una precisa scelta ingegneristica alla ricerca di tutti i centesimi in più di velocità che la monoposto può guadagnare in pista. Infatti, il motivo di questa “decolorazione” oramai in atto in tutti i team è da ricercare nel peso delle monoposto. La vernice incide per circa un chilogrammo sulla massa totale dell’auto e in uno sport in cui la performance è legata ai centesimi di secondo, si tende a risparmiare su questa componente esclusivamente estetica. Un particolare quello della vernice che non coinvolge solo il peso della vettura, ma anche alcuni effetti aerodinamici.
Infatti, quando la superficie non si presenta perfettamente levigata, si possono riscontrare delle interruzioni di flusso che ne danneggiano l’efficacia. E’ stato calcolato che l’impatto di un kg sopra il limite minimo consentito di 798 kg, è di circa 3 centesimi di secondo al giro. Questo gap moltiplicato per le tornate di una gara totalizza un rallentamento di un paio di secondi. Ma le vetture devono comunque rimanere “televisive” e quindi, da alcuni anni, i team hanno deciso di ovviare all’utilizzo della vernice con delle pellicole adesive. Un escamotage che permette infinite possibilità di personalizzazione. Queste pellicole sono direttamente stampate con sopra i nomi degli sponsor e applicate sulla carrozzeria.
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