Juric potrebbe già lasciare il club giallorosso. La Roma, dopo il passo falso contro l’Elfsborg, monitora il croato. DDR 2.0 è più di un’idea.
Monza, Inter e Dinamo Kiev. Il tris di fuoco che potrebbe cambiare la carriera di Juric è così composto. La Roma, in questa stagione, è alle prese con gli allenatori: porte girevoli a Trigoria. DDR messo alla porta dopo 4 giornate e un passo falso di troppo con il Genoa. Esonero per direttissima senza neanche una spiegazione ulteriore.
A parlare, per i Friedkin, sono stati i risultati: fuori De Rossi, dentro Juric. Il tecnico di Ostia accetta la decisione a malincuore. Abbandona Trigoria senza rilasciare dichiarazioni e parte per una vacanza sulla neve con la moglie. Nel frattempo l’arrivo del tecnico croato, ex Genoa, Verona e Torino, fa infuriare la piazza per tipologia di gioco e metodo.
Juric-Roma, è già il momento dei saluti
Vince due partite la Roma, giocando al minimo delle sue possibilità, la prima sconfitta dell’era Juric arriva in Europa League contro l’Elfsborg. Una squadra apparsa organizzata e nulla più mette alle corde una Roma spenta e senza idee. Quindi arriviamo a domenica 6 ottobre: domani la Roma dovrà vedersela con il Monza di Nesta.
Partita abbordabile sulla carta, ma i giallorossi di questo periodo non danno garanzie sul piano della resa e del gioco. Questo, ai Friedkin, dopo un cambio di allenatore in corso d’opera, non sta bene. Allora il mister croato finisce già sulla graticola: se dovesse perdere con il Monza, l’esonero e il conseguente ritorno di DDR sulla panchina della Roma sarebbe più concreto.
Il piano dei Friedkin
Ai texani non è piaciuta la sconfitta in coppa e vedranno la partita all’U-Power Stadium come possibile metro di paragone: se non dovesse esserci una reazione, Juric può cominciare a svuotare l’armadietto. Secondo quanto filtrerebbe dal centro d’allenamento Fulvio Bernardini di Trigoria, l’allenatore croato deve dare un’ottima risposta contro il Monza, lasciar passare la sosta e poi cercare di far bene contro Inter e Dinamo Kiev. Allora la sua panchina sarebbe salva.
Altrimenti De Rossi sarebbe pronto a rientrare, con tutte le esitazioni del caso. E qui si apre un altro capitolo: la situazione con l’ex allenatore. Le parti in causa si sono lasciate piuttosto male. DDR è stato esonerato senza un minimo di preavviso e consapevole di avere la fiducia della squadra.
De Rossi può tornare in panchina
I Friedkin hanno preso la decisione di accompagnarlo alla porta senza spendere una parola in più per una bandiera del club. Questo ha fatto infuriare la piazza, ma è il problema minore. Il vero dubbio lo conserva in testa Daniele De Rossi: in che maniera è possibile rientrare dopo quel che è accaduto? In poche parole De Rossi non si fida più della società.
Roma, per lui, resta un pezzo di cuore, ma non vuole ricadere nella trappola vissuta in precedenza. Deve avere tempo per lavorare senza pressioni. DDR non ha gradito le modalità con cui è stato accantonato: il tecnico di Ostia ha un contratto triennale che, nei fatti, è ancora in essere ma non è stato rispettato.
Questione di feeling
La fiducia gli è stata tolta dopo 4 giornate e la squadra al completo solo prima della gara contro il Genoa. Se l’ex centrocampista dovesse rientrare sulla panchina della Roma, come prevede la norma in caso di esonero e contratto ancora vigente, lo farebbe ma alle sue regole. DDR vuole piena libertà nelle scelte e trasparenza da parte della società.
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Per questo potrebbe ridiscutere il rapporto futuro con il club. Si va avanti, eventualmente, ma insieme. Paletti che, in caso di ritorno, verranno messi in chiaro senza esitazione. Per il momento Juric aspetta, non sono un caso le sue parole: “Per me la partita con il Monza è come una finale”. Sa già di vivere un clima da dentro o fuori, le porte girevoli a Trigoria non hanno ancora smesso di roteare. Tutto dipende dai prossimi 180 minuti.