L’ex ct azzurro ed ex allenatore di squadre importanti dove ha vinto tanto, torna a parlare e lo fa in maniera clamorosa
Un’icona del calcio italiano, da giocatore e da allenatore. Come lui, in effetti, ce ne sono stati pochi, giocatori che hanno incantato sul terreno di gioco e che hanno fatto bene e vinto sulla panchina di club importanti, nazionali e internazionali.
Il suo nome spesso suscita bei ricordi ma anche situazioni che fanno arrabbiare come quando scelse di lasciare la nazionale per andare in Arabia. Roberto Mancini è amato e odiato, quasi nella stessa misura e nel giorno del suo 60/esimo compleanno torna a parlare anche e soprattutto di quella scelta, con una premessa “non è tutto come si dice, non sono andato lì per i soldi anche se la cifra era importante, non certo quella scritta sui giornali…”.
Da sempre uno che ha diviso, da sempre uno che ha l’etichetta del vincente da qualsiasi lato lo si veda o con qualsiasi squadra che abbia allenato. Dove è andato, comunque, ha sempre vinto qualcosa, perfino alla sua primissima esperienza da allenatore con la Fiorentina quando vinse la coppa Italia.
E torna sull’Arabia e sull’Italia: “Non nego che, per un allenatore, la proposta di una cifra così alta, pur inferiore a quella raccontata dai giornali, eh, ti metta in crisi. Però non è stata determinante. Ha inciso, ma non è stato solo per quello che ho lasciato la panchina della Nazionale”. Una scelta che però non rifarebbe nella maniera più assoluta: “Ho sbagliato, non rifarei più quella scelta, potevo e dovevo agire in maniera diversa”.
“Il sogno è tornare Ct e vincere i mondiali”
Per i suoi 60 anni, Roberto Mancini vorrebbe farsi un regalo e apre le porte a un suo eventuale ritorno, ovvero si mette a capo chino quasi e a disposizione, Spalletti permettendo, naturalmente: “Alzare la Coppa del mondo. Ho ancora un conto in sospeso. Quali? Appena diventai ct della Nazionale dichiarai i miei due obiettivi: vincere un Europeo e un Mondiale”.
Sulla nazionale qualcosa si era rotto ed è per questo motivo, a suo dire, che aveva preso quella scelta così determinata e improvvisa, ma sbagliò ed è lui stesso ad ammetterlo: “In quel momento quel saldo rapporto di fiducia che avevo con la Federazione si era reciprocamente incrinato. Ma se potessi tornare indietro affronterei tutto in modo diverso e parlerei con il presidente Gravina, se l’avessi fatto le cose non sarebbero andate così…“.
Adesso si aggiorna e lavora, come sempre, poi rispetto al passato, starà più tempo con la sua famiglia, con tre figli come Andrea, Filippo e Camilla a cui badare “sono stato un padre assente per il mio lavoro, ma per i miei figli ho un amore incondizionato e infinito“. E’ una persona con la morte nel cuore, visto che per strada ha lasciato amici speciali: “Luca, Eriksson e Mihajlovic, non potete capire quanto mi manchino, ho il deserto nel cuore“.