A un anno esatto dalla morte del Cavaliere emergono ancora tanti piccoli particolari e aneddoti curiosi sulle tante attività che ha sempre portato avanti
Alle 9:30 del 12 giugno 2023 l’ex premier si spegneva all’età di 86 anni al San Raffaele di Milano, dopo una lotta contro una forma di leucemia mielomonocitica cronica. La Famiglia del fondatore di Fininvest lo ha ricordato questa mattina su tutti i maggiori quotidiani nazionali e anche il Parlamento ha reso il doveroso omaggio all’ex Presidente del consiglio e leader di Forza Italia.
Oltre che uomo di televisione e grande statista politico, Berlusconi ha legato la sua immagine allo sport e in particolare al calcio. Per 31 anni è stato il presidente del Milan, periodo durante il quale la società rossonera ha vinto tutto quello che c’era da vincere in Italia, in Europa e nel mondo. Dal 1986 al 2017, il Milan ha conquistato un totale di 29 trofei: 8 Scudetti (1987-88, 1991-92, 1992-93, 1993-94, 1995-96, 1998-99, 2003-04, 2010-11), 1 Coppa Italia (2002-03), 7 Supercoppe Italiane (1988, 1992, 1993, 1994, 2004, 2011, 2016), 5 Champions League (1988-89, 1989-90, 1993-94, 2002-03, 2006-07), 2 Coppe Intercontinentali (1989, 1990), 5 Supercoppe Uefa (1989, 1990, 1994, 2003, 2007), 1 Mondiale per Club (2007).
Sembra ieri, ma è passato un anno dalla sua morte
Un anno fa si arrendeva a una malattia incurabile l’uomo che forse più di tutti ha indirizzato la vita e la storia politica del nostro paese negli ultimi 40 anni. Silvio Berlusconi non è stato soltanto uno degli uomini più influenti della storia politica italiana o il fondatore della televisione commerciale come la conosciamo adesso, ma anche il presidente della società calcio del Milan, con la quale ha riscritto il modo di gestire un club calcistico. “E’ stata una delle persone più grandi e belle che abbia mai conosciuto, poi ognuno di noi ha pregi e difetti, ma è proprio questa la grandezza e quello che ci differenzia dagli altri, ma Berlusconi, mi spiace, è stato un grandissimo personaggio della nostra storia“, ha raccontato in esclusiva ai nostri microfoni Fabio Capello, uno dei tecnici più vincenti dello sport italiano per anni proprio sulla panchina rossonera. “E’ passato un anno, ma sembra l’altro ieri, qualche giorno fa. Stare senza Silvio Berlusconi, per uno come me che gli deve tanto e che era abituato a vederlo occuparsi di tutto ed era sempre presente, non è facile. Se mi manca? Tantissimo e mi spiace molto di più quando sento e vedo che ancora qualcuno ne parla in modo sbagliato e male…“. spiega ancora con parole accorate l’ex tecnico del Milan e tra gli allenatori più forti della storia del calcio, a un anno dalla scomparsa di Berlusconi. In questi giorni di rievocazione, sono tanti i personaggi pubblici che ricordano con commozione il Cavaliere. “Io parlo per me”, spiega Fabio Capello ai nostri microfoni, “e di quello che ho vissuto e per come l’ho conosciuto e posso dire che l’ho conosciuto bene, per me è stato un maestro, gli devo tutto, se sono diventato quello che sono e quello che ho fatto nel calcio come allenatore lo devo a lui”.
Un curioso aneddoto
La grande peculiarità di Berlusconi è stata quella di dare la possibilità di affermarsi nel proprio lavoro a tante persone e Fabio Capello non ha difficoltà ad ammettere la sua importanza per la propria carriera. “Silvio Berlusconi come potrei non ricordare e non ammettere che sia stata una persona fondamentale per la mia vita, ma anche di tante altre persone, a me dispiace tanto quando qualcuno ne parla male perché, al di là di qualcosa che non può essere andata nel verso giusto, era una persona generosa e quel che ho sempre pensato, normale nel suo essere grandissimo, anche perché ogni cosa che faceva nella sua vita imprenditoriale ha avuto successo e non sono tanti a poterlo dire e ancora adesso ci sono tutte le cose che ha fatto“. Tanti sono gli aneddoti che potrebbero essere raccontati nel calcio su Berlusconi e Capello ne ricorda in particolare uno di quando lui era oramai diventato allenatore del Real Madrid. “Era Ronaldo, io ero al Real e mi chiese notizie su di lui, ma gli sconsigliai di prenderlo perché non era più quel giocatore strepitoso che era. Ci salutammo e qualche giorno dopo vidi che il Milan aveva annunciato Ronaldo, era un suo cruccio avere un giocatore formidabile come lui”.