Sinner, arriva la doccia fredda: le parole della Wada anticipano la sentenza

Il caso Clostebol che chiama in causa direttamente Jannick Sinner e la WADA non si ferma dopo la prima sentenza 

Il caso Sinner, emerso quest’estate per i sospetti sull’uso di sostanze dopanti, da parte del numero uno nel mondo del tennis ha stravolto il mondo sportivo nazionale e non solo. Pensare al nuovo volto del tennis come un giocatore che è arrivato fin lì grazie all’aiuto di farmaci che ne miglioravano le prestazioni è un’ipotesi impensabile anche per i più scettici.

Sinner
Sinner, arriva la doccia fredda: le parole della Wada anticipano la sentenza (Ansa Foto) – Cityrumors.it

Lo scoppio del caso Clostebol ha portato Sinner in tribunale contro la WADA, l’agenzia mondiale antidoping, per dimostrare la casualità dei risultati degli esami e come rilevamenti così minimi non possano aver inficiato sul suo rendimento, fin troppo costante ed elevato negli anni.

In seguito a una prima sentenza, che aveva scagionato il tennista italiano, la WADA ha deciso di fare ricordo per non darla vinta allo sportivo. In particolar modo, per mezzo delle parole di Oliver Niggli, numero uno dell’agenzia antidoping, emerge l’intenzione di andare dritti per questa strada, convinti della propria posizione.

In tal senso, Niggli ha rilasciato un’intervista nel corso della quale tenta di minare la serenità raggiunta da Sinner che, dopo aver vinto sul campo da tennis, ha dimostrato di saper rispondere anche in sede legale. Ottenuto il break, ora l’azzurro lo deve difendere contro un avversario che non ha alcuna intenzione di cedere.

Il motivo del ricorso della WADA

Intervenuto ai microfoni dell’agenzia stampa AFP, Niggli ha spiegato che la WADA ha voluto fare ricorso perché ritiene ci siano delle responsabilità che un atleta deve rispettare.  In particolar modo questo ha detto:

Jannik Sinner
Il motivo del ricorso della WADA (Ansa Foto) – Cityrumors.it

Nella decisione si è ritenuto che non vi fosse alcuna colpa di Sinner. La nostra posizione è che esiste ancora una responsabilità dell’atleta nei confronti di coloro che lo circondano. Quindi è questo punto giuridico che sarà discusso al TAS. Non contestiamo il fatto che possa essersi trattata di contaminazione ma riteniamo che l’applicazione delle norme non corrisponda alla giurisprudenza”.

Non viene discussa la volontarietà, quindi dalla WADA, ma questo non basta per mollare la presa. Secondo l’agenzia mondiale antidoping Jannick Sinner ha sbagliato e ne deve pagare le conseguenze. Ritenendo che questo abbia delle responsabilità, alle quali è venuto meno Niggli ritiene scorretta la sentenza e puntualmente aggiunge:

“Bisogna proteggere gli atleti” – dice prima di aggiungere – “Personalmente trovo che la tutela della reputazione di un atleta debba essere la nostra prima preoccupazione. Viviamo in un mondo in cui i social sono quello che sono e fanno sì che una reputazione possa andare in fumo in brevissimo tempo”

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