All’interno del processo sono imputate circa venti persone: tra queste l’imprenditore Luca Parnasi e alcuni politici
Sono chiare le parole delle pm Giulia Guccione e Luigia Spinelli nel corso della requisitoria nell’ambito del maxi processo sul progetto, poi naufragato, del nuovo Stadio della Roma: “Dalle indagini e dal dibattimento è emerso chiaramente il ‘sistema Parnasi’, che per favorire le proprie attività si serviva di schemi corruttivi gravi, attraverso favori ai politici locali, di tutti i partiti, come metodo per fare impresa. Lo stesso Parnasi in aula ha detto che questo è l’unico modo per fare affari in Italia. Ma se c’è chi prende soldi è perché c’è chi paga”.
Nel processo sono imputate circa una ventina di persone, tra cui l’imprenditore Luca Parnasi, Giulio Centemero, deputato della Lega, Francesco Bonifazi, ex tesoriere del Pd e l’ex presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito. Le accuse vanno da corruzione a traffico di influenze illecite e finanziamento illecito. Nella scorsa udienza Parnasi ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato.
Le parole del pm
Non è finita qui, le pm infatti hanno aggiunto: “Un metodo che è stato applicato nel progetto dello stadio della Roma e dalle intercettazioni emergono espressioni singolari, come ‘abitudine Anni ‘80’ o ‘metodo Prima Repubblica’, che delineano una certa nostalgia per quel mondo perso con ‘Mani Pulite”. Se Parnasi è il vertice di questa “associazione criminale”, una figura fondamentale per l’accusa è quella di Luca Lanzalone. A tal proposito la pm Guccione ha sostenuto che “l’ambizione dell’imprenditore era di incidere sulla politica nazionale Parnasi in una intercettazione afferma ‘il governo lo sto facendo io’ e puntava a mettere Lanzalone a capo del governo di allora, ‘giallo-verde’. Con un unico fine, quello del profitto, portato avanti in maniera spregiudicata”.
Per quanto riguarda il pensiero dell’accusa, proprio i “rapporti corruttivi con Lanzalone e Marcello De Vito sono i più gravi”. Le parole della pm continuano: “Gli M5S e Virginia Raggi infatti inizialmente volevano bloccare il progetto dello stadio. Poi, una volta sindaca, Raggi ha iniziato a chiedere chiarimenti all’avvocatura capitolina e in questa interlocuzione si inserisce proprio Lanzalone. Virginia Raggi ha palesemente mentito dicendo di aver rinegoziato la decisione su indicazione dell’avvocatura capitolina, il Comune infatti ha agito in modo diverso rispetto alle indicazioni dell’avvocatura proprio perché intanto era arrivato Lanzalone che aveva avviato il rapporto corruttivo con Parnasi, incidendo pesantemente sull’iter per lo stadio”, ha concluso. La requisitoria, ora, proseguirà nell’udienza fissata per giovedì 26 ottobre. Da qui verranno fuori tutte le richieste fatte dalla Procura di Roma per gli imputati del maxi processo intero.