Il ritorno in campo di Supermario e il sogno dell’ex capitano della Roma, fanno capire quanto sia difficile per alcuni atleti continuare a vivere senza la luce dei riflettori
“Non è uno scherzo. Ci sono due squadre”. Queste le parole di Francesco Totti in una recente intervista sulla ventilata ipotesi di un suo ritorno al calcio giocato a 48 anni. “Sono carico, sinceramente non ho tanta voglia di parlare, voglio cominciare, ho il fuoco dentro”, le dichiarazioni da Supermario quelle invece di Mario Balotelli alla presentazione con la nuova maglia del Genoa, per un ritorno in serie A dopo alcuni anni di assenza , prima di chiudere una carriera che poteva essere tanto, ma che alla fine resterà soltanto un grande rimpianto.
Con le dovute differenze di età, ma due facce della stessa medaglia. Due grandi campioni che hanno avuto tanto da una carriera passata sempre in prima pagina, sempre con il calore dei tifosi a sottolineare il successo sportivo, ma che faticano ad accettare l’inizio dell’altra vita, quella da persone normali, che quando si chiude il sipario, bisogna cominciare a vivere davvero.
L’astinenza dall’adrenalina è micidiale. Mario Balotelli sta per riaffacciarsi in Serie A dopo cinque campionati e perfino Francesco Totti a 48 anni è tentato dal rimettersi le scarpe. E’ il destino di chi è un predestinato, di chi non ha nessuna voglia di scendere dalla giostra, di chi è salito talmente in alto che non riesce a capacitarsi di come si possa poi cominciare a vivere in basso tra i comuni mortale. Una sensazione che tanti grandi ex atleti di ogni sport ha provato sulla propria pelle, chiudere la parentesi agonistica non è mai facile, ci vuole coraggio, ma mai come accettare la seconda parte di una vita completamente diversa da quella appena trascorsa. Le ultime vicende di Francesco Totti e Mario Balotelli, sotto due punti di vista in apparenza diversi, sono lì a confermarlo. Quella che sembrava soltanto una boutade da parte del “Pupone“ di tornare a giocare a 48 anni, raccontando di presunte squadre pronte a tesserarlo di nuovo tra i professionisti a 8 anni dal ritiro dall’attività e quella di Supermario che, dopo una vita da Bad Boy, accetta di tornare in pista con il Genoa in quella serie A che non lo vede più protagonista da troppi anni.
Non riuscire a metabolizzare che gli anni passano, che la testa pensa di essere ancora a grandi livelli, ma il fisico non lo permette più. Lo spogliatoio, i compagni di squadra, i tifosi, l’adrenalina dell’attesa del calcio d’inizio, tutte sensazioni che sono difficili da cancellare dalla propria mente, anzi che rifiutiamo di cancellare, perchè come spiegano bene gli psicologi dello sport, “sentirsi ancora vincenti, competitivi, è una fiamma che non si spegne e una iniezione di autostima potente“. Per due campioni come Balotelli e Totti non si possono pensare a motivazioni economiche, contrattuale o di visibilità mediatica, ma piuttosto a una logica del riscatto. Il primo per una carriera che poteva essere molto più luminosa e più di successo, il secondo per dimostrare di essere ancora il più grande di tutti. Sono campioni che sono stati una vita intera sul campo da calcio, sottolineano ancora gli psicologi, e per loro c’è un elemento identificativo fondamentale nel tornare a giocare ovvero riscoprire, anzi alimentare, una parte di te che volente o nolente avevano finito per accantonare. E’ dura credere di non esser più supereroi e dura metabolizzare che alla fine non si era immortali come ti avevano portato a pensare quando si era all’apice del successo.
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