Avere occhi riposati non solo è importante per la salute, ma aiuta anche a lavorare meglio senza fatica ed evita fastidiosi mal di testa
Trascorrere molte ore davanti a uno schermo, magari piccolo e inadeguato, come è accaduto a molti costretti a lavorare in smart working nell’ultimo anno, affatica gli occhi e la vista e potrebbe portare alla cosiddetta Computer Vision Syndrome, la cosiddetta “Sindrome da computer”.
L’occhio è lo specchio di tutto ciò che ci circonda, ma negli ultimi anni, o forse decenni usiamo gli occhi in modo molto diverso dai nostri genitori e nonni. Oggi gran parte della nostre vite, volente o nolente, si svolge davanti a uno schermo, vuoi che sia un pc, un tablet o uno smartphone.
Lo schermo blu
Al lavoro e nel tempo libero oramai i nostri occhi passano ore davanti a uno schermo e, senza accorgercene, sbattiamo le palpebre 5-10 volte meno del necessario ogni minuto, provocando così un calo della lubrificazione oculare. Dopo ore e ore al giorno spese davanti a una luce artificiale blu e a una distanza di messa a fuoco che crea diversi problemi, gli occhi subiscono un vero e proprio stress, tanto da meritarsi la definizione di “affaticamento visivo digitale”, anche se a volte nemmeno se ne è consapevoli. I segnali potrebbero essere: occhi secchi che bruciano, affaticamento visivo, sensazione di corpo estraneo, visione annebbiata o sdoppiata, difficoltà di concentrazione, mal di testa. Tutto ciò aggravato dai cambi di luce repentini e frequenti e dalla messa a fuoco che varia costantemente: il problema quindi riguarda lo stress accomodativo, ossia l’affaticarsi dei muscoli oculari che governano la messa a fuoco della vista da vicino.
Una buona abitudine è quella di ricordarsi di battere più spesso le ciglia, perché proprio il battito di ciglia lubrifica e pulisce la superficie oculare.
La tecnica del 20-20-20
Ma la tecnica 20-20-20 è una vera cura per occhi stressati da troppa tecnologia. E’ semplice da eseguire: ogni 20 minuti si fa una pausa di 20 secondi per guardare qualcosa a 20 piedi (circa 6 metri) di distanza. Ogni 20 minuti, poi, vanno chiuse le palpebre e strizzate leggermente per 2 secondi, facendo poi un ammiccamento. In questo modo non solo si evita la luminosità dello schermo per periodi lunghi e ininterrotti, ma si tiene anche allenato l’occhio e le sue delicate strutture a mettere a fuoco a distanze maggiori da quei pochi centimetri a cui lo costringiamo per ore e ore generalmente durante il lavoro o lo studio.
I ricercatori del College of Health and Life Sciences della Aston University, in collaborazione con l‘Università di Valencia, hanno eseguito un esperimento a supporto di questa tecnica e il risultato è stato un successo. Lo studio ha evidenziato una netta diminuzione dei sintomi fastidiosi dopo 2 settimane di applicazione della regola. Però, una volta interrotta la pratica di questa attività, i vecchi disturbi agli occhi sono ricomparsi nel giro di una sola settimana. Questo avvalora l’utilità della tecnica, ma sottolinea l’importanza di ricordarsi di praticarla. Un modo sicuramente efficace per farlo è impostare un timer o un promemoria sul telefono.
Un’altra importante cosa da fare per ridurre i problemi legati all’utilizzo prolungato di tutti i device è utilizzare un’ illuminazione ambientale adeguata. Infatti è preferibile usare lampadine che emettono una luce naturale e cercare di distribuire la luce in maniera uniforme, piuttosto che focalizzata su un’area.