Il 24 gennaio del 1984 il mondo dell’informatica entrava nel futuro, la Apple Computer svelava il suo primo “Mac”, il computer destinato a tutti e non solo ai professionisti
“Stay Hungry. Stay Foolish“, siate affamati e siate folli”. Con questa iconica frase, l’allora 29enne Steve Jobs presentava al mondo un computer destinato a rivoluzionarne l’utilizzo, entrando direttamente nel futuro, con la solita e proverbiale visione di un mercato che ancora non esisteva. Una visione che qualche anno più tardi replicò con l’avvento del primo iPhone.
Il nuovo dispositivo segnò l’arrivo sul mercato del computer con mouse di serie e un innovativo sistema operativo con icone facili da capire come il cestino, la scrivania, le finestre, aprendo così l’uso del computer anche a persone non ferrate in tecnologia. Se oggi i ragazzi di tutto il mondo riescono a utilizzare un computer o qualsiasi altro dispositivo elettronico già da piccoli è proprio grazie a quella innovativa grafica creata apposta per il primo Macintosh.
Era un martedì come oggi, il 24 gennaio 1984, e nella sala conferenze di una scuola pubblica di Cupertino, vicino alla sede della Apple, un rampante quanto visionario giovanotto di meno di trenta anni si apprestava a presentare al pubblico presente quella che sarebbe diventata una delle più grandi innovazioni dei nostri tempi. L‘Apple Macintosh, il computer che quando si schiacciava il tasto “on”, ti regalava un sorriso e ti accoglieva con un beneagurante “hello”. Steve Jobs di quelle presentazioni iconiche ne avrebbe fatte tante altre sempre mostrando al mondo un oggetto destinato a cambiare la storia. Quella volta la presentazione del primo Mac era stata preceduta, due giorni prima, da uno spot trasmesso negli Stati Uniti durante il SuperBowl, la finale del Football americano, tradizionalmente l’evento sportivo più seguito negli Usa. Un cortometraggio ideato dal regista inglese Ridley Scott che era costato più di 750 mila dollari. Un riferimento neanche troppo velato al 1984 di George Orwell e una sfida all’Ibm, il colosso che all’epoca dominava il mercato informatico.
Un computer rivoluzionario a partire dal suo aspetto. Un unico oggetto a forma di parallelepipedo, senza cavi, nulla da montare o da installare, era tutto lì, a vista e a portata di mano, in meno 8 kg di peso. La tecnologia ha talmente fatto passi da gigante che oggi i notebook arrivano a pesare qualche centinaio di grammi, ma allora ridurre un computer a un piccolo cubo così piccolo era pura utopia. Jobs e la Apple ci riuscirono e divenne leggendaria la battuta dello stesso Jobs al termine della presentazione. “Volevo dirvi di non fidarvi mai di un computer che non potete trasportare”, tanto per rimarcare la differenza con quegli armadietti pieni di cavi e fili elettrici che avevano caratterizzato i computer fino a quel momento. Era dotato di monitor CRT da 9”, mouse, lettore floppy (da 400 KB), 128 KB di RAM saldati sulla scheda logica, la CPU Motorola 68000. Negli Stati Uniti il “Mac” viene venduto a 2.495 dollari e in Italia a quattro milioni e mezzo di lire (circa 2.300 euro). Ma era la filosofia a essere stata cambiata per sempre. Da quel momento il Mac sarà da esempio, anche se all’inizio le vendite non lo premiarono immediatamente, ma oggi possedere un Mac resta ancora un vanto, un segno distintivo, come assolutamente distintivo era quel parallelepipedo mostrato quel giorno di 40 anni fa.
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