Il gigante di Cupertino ha ricevuto una multa record dalla Ue per aver abusato della sua posizione dominante sul mercato della distribuzione di app di streaming musicale
La Commissione europea ha riscontrato che la Apple applicava delle evidenti restrizioni agli sviluppatori di app, impedendogli così di informare gli utenti iOS sui servizi di abbonamento musicale alternativi e più economici disponibili al di fuori dell’app store ufficiale. Falsando di fatto l’esistenza di una reale concorrenza.
Lo streaming è da oltre dieci anni il metodo predominante di fruizione musicale avendo soppiantato quasi totalmente qualsiasi altra forma di ascolto della musica. Un mercato in continua espansione che a livello globale, per quanto riguarda la musica registrata, è cresciuto del 9,0% nel 2022, trainato dalla crescita dello streaming in abbonamento. I dati pubblicati mostrano che i ricavi commerciali totali per il 2022 sono stati di 26,2 miliardi di dollari.
Mancata concorrenza
Il mercato della musica in streaming è una delle voci di guadagno in più forte espansione per i fornitori di questo servizio. Ognuno cerca di accaparrarsi la fetta più grande di mercato a discapito della agguerrita concorrenza. E per questo motivo la Commissione europea ha inflitto alla Apple la multa record si 1,84 miliardi di euro, proprio per aver abusato della sua posizione dominante sul mercato della distribuzione di app di streaming musicale agli utenti iPhone e iPad, attraverso il suo App Store. In particolare, la Commissione ha riscontrato che Apple applicava restrizioni agli sviluppatori di app impedendo loro di informare gli utenti iOS sui servizi di abbonamento musicale alternativi e più economici disponibili al di fuori dell’app, pratica assolutamente contraria al principio di libera concorrenza introdotto dalle norme antitrust vigenti nella UE.
Il duello con Spotify
La questione riguardava essenzialmente due situazioni diverse, ma che confluivano nello stesso obiettivo. Da una parte le restrizioni imposte dal proprio app store impedivano ad altri utenti, come il colosso della musica digitale di Spotify, di informare sulle opzioni di pagamento diverse da quelle disponibili all’interno del proprio App Store. Dall’altro lato il comportamento di Apple, durato quasi dieci anni, potrebbe aver portato molti utenti iOS a pagare prezzi significativamente più alti per gli abbonamenti in streaming musicale a causa delle elevate commissioni imposte da Apple agli sviluppatori e trasferite ai consumatori sotto forma di prezzi di abbonamento più elevati. Ora la Commissione europea ha accolto proprio un reclamo del colosso dello streaming del 2019, sottolineando che le restrizioni di Apple costituiscono condizioni commerciali sleali, un argomento che fa eco a una decisione delle autorità antitrust olandesi in una causa intentata al colosso di Cupertino da fornitori di app di appuntamento. Apple ha risposto duramente alla decisione della Commissione europea e attraverso un comunicato ufficiale ha dichiarato che “le multe Ue sono senza prove e rappresentano un vantaggio solo per Spotify, una società svedese, quindi interna alla Ue, che avrebbe incontrato la Commissione più di 65 volte durante questa indagine”.