Nei Paesi dove è vietato accedere ai social network per i minori di 13 anni, la realtà racconta tutta un’altra cosa rispetto alle norme
È sempre lo stesso scenario: si cerca di proteggere i più piccoli da un mondo digitale che, invece di unire, sembra separarli sempre di più. Le piattaforme social, concepite per collegarci, oggi rischiano di lasciare i bambini soli con una rete di regole troppo fragili. La questione, di per sé, non è nuova, ma un recente rapporto dell’ente di controllo sulla sicurezza online ha evidenziato una situazione che, purtroppo, non si risolve con semplici normative.
In particolare, i dati rivelati dimostrano che l’80% dei bambini, nella fascia tra gli 8 e i 12 anni, utilizza quotidianamente i social network. Si parla di piattaforme come YouTube, TikTok, Instagram e Snapchat, quelle che registrano il maggior numero di utenti in questa fascia. Servizi come Reddit, invece, non impongono rigorosi controlli di età.
Ciò significa che, nonostante la regola ufficiale in alcuni Paesi (come ad esempio l’Australia) sia di limitare l’accesso ai minori di 13 anni, in realtà la maggior parte degli account viene creata semplicemente dichiarando una data di nascita, senza ulteriori verifiche.
Il report sottolinea come il sistema attuale, basato sull’autodichiarazione, sia evidentemente insufficiente. “I nostri strumenti di rilevamento dell’età hanno già rimosso oltre un milione di account sospetti dal nostro database“, ha dichiarato un portavoce di TikTok. Parole che evidenziano il problema strutturale che affligge il mondo digitale.
Le piattaforme, infatti, stanno affrontando una sfida enorme. Quella di garantire che chi utilizza i social sia effettivamente maggiorenne o, per i minori, che vi sia una supervisione adeguata. Eppure, il numero di adolescenti che riescono a bypassare questi controlli è in costante aumento. Un problema che alimenta l’epidemia di solitudine e la diffusione di contenuti poco adatti alla loro età.
In Australia, Paese a cui si riferiscono i dati precedenti, le autorità hanno osservato con preoccupazione questo fenomeno. Lì, quasi il 95% degli adolescenti sotto i 16 anni utilizzi almeno uno dei principali servizi social. Una tendenza che, nonostante le piattaforme abbiano implementato alcuni strumenti di controllo proattivo, dimostra che le tecnologie attuali non bastano a garantire una protezione efficace.
Il rapporto dell’ente di controllo esorta le piattaforme a migliorare i loro sistemi di verifica e a creare metodi più robusti per l’identificazione dell’età. Le aziende, infatti, stanno già avviando ricerche per implementare sistemi che possano realmente contrastare il fenomeno, ma il percorso è ancora lungo e incerto.
Alla luce di questi dati, il dibattito sulla necessità di vietare completamente l’accesso ai social ai minori si fa più accattivante e urgente. La sfida, in fondo, è quella di trovare un equilibrio tra libertà digitale e protezione dei più vulnerabili, affinché la tecnologia non diventi un’arma a doppio taglio per le nuove generazioni.
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