Può sembrare assurdo, ma l’intelligenza artificiale sta arrivando in soccorso anche dei medici per fronteggiare alcune patologie
ChatGPT, il modello linguistico dell’intelligenza artificiale, sembra essere capace di trattare diversi casi di depressione clinica meglio dei medici. Sembra assurdo, ma è così. Tutto ciò è dovuto al fatto che questo tipo di IA è priva dei pregiudizi di genere o di classe, che, invece, possono riscontrarsi tra medico e paziente. A rilevarlo è una ricerca dell’Oranim Academic College di Tivon, in Israele, pubblicata sulla rivista open access, Family Medicine and Community Health. Secondo i ricercatori sono comunque in atto, e necessarie, ulteriori ricerche per capire quanto questa tecnologia sia in grado di gestire i casi più gravi, nonché i potenziali rischi e le questioni etiche.
Secondo quanto riportato dai ricercatori che stanno affrontando questo studio, ChatGPT ha il potenziale per offrire approfondimenti rapidi, oggettivi, oltre poi a garantire anche riservatezza e anonimato. È stato scoperto, quindi, come la tecnologia valutava l’approccio terapeutico raccomandato per la depressione e se questo fosse influenzato da pregiudizi di genere o di classe sociale. Gli scienziati per fare ciò si sono basati su vignette accuratamente disegnate e precedentemente validate, incentrate su pazienti con sintomi di tristezza, problemi di sonno e perdita di appetito e una diagnosi di depressione lieve o moderata. Sono state realizzate otto versioni vignette del genere con diverse variazioni delle caratteristiche del paziente.
Ogni vignetta è stata ripetuta dieci volte per le versioni 3.5 e 4 di ChatGPT e, per ciascuna di queste, è stato chiesto all’IA cosa avrebbe dovuto suggerire un medico di base in quella situazione. Le risposte possibili erano: attesa vigile; rinvio per psicoterapia; prescrizione di farmaci per depressione, ansia, problemi del sonno; rinvio per psicoterapia più prescrizione di farmaci; nessuna di queste. Per esempio, poco più del 4% dei medici di famiglia ha raccomandato esclusivamente il ricorso alla psicoterapia per i casi lievi, rispetto invece a ChatGPT-3.5 e 4, che hanno scelto questa opzione rispettivamente nel 95% e nel 97,5% dei casi.
Il risultato finale è quindi il seguente, come sostenuto dai ricercatori: “ChatGPT-4 ha dimostrato una maggiore precisione nell’aggiustamento del trattamento per conformarsi alle linee guida cliniche; inoltre, nei sistemi ChatGPT non sono stati rilevati pregiudizi discernibili legati al sesso e allo status socioeconomico. Ma, ci sono questioni etiche da valutare, in particolare per quanto riguarda la garanzia della privacy e della sicurezza dei dati, che sono estremamente importanti, considerando la natura sensibile dei dati sulla salute mentale“, hanno sottolineato gli autori, che hanno precisato che l’IA non dovrebbe mai sostituire il giudizio clinico umano nella diagnosi o nel trattamento della depressione. Tuttavia – hanno concluso – lo studio suggerisce che ChatGPT ha il potenziale per migliorare il processo decisionale nell’assistenza sanitaria primaria, e allo stesso tempo sottolinea la necessita’ di una ricerca continua per verificare l’affidabilità dei suoi suggerimenti”.
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