Potrebbe essere la rivoluzione dei cieli tanto sognata quella cominciata nei giorni scorsi con un volo che ha sorvolato l’oceano atlantico utilizzando soltanto biocarburante
È decollato il primo volo transatlantico alimentato al 100% da carburante per aviazione sostenibile. Il jet passeggeri della Virgin Atlantic, partito lo scorso martedì dall’aeroporto di Heathrow a Londra, fa così da apripista ai viaggi sostenibili del futuro.
Viaggiare in modo etico è possibile. In attesa di soluzioni tecnologiche alternative, ad esempio aerei elettrici e a idrogeno, l’utilizzo di carburanti sostenibili per l’aviazione consente di ridurre notevolmente l’impatto ambientale del trasporto aereo. Questo è quanto sperimentato dal jet della Virgin Atlantic, decollato ieri dall’aeroporto londinese di Heathrow, alle ore 11.30 GMT e atterrato all’aeroporto internazionale John F. Kennedy di New York alle 14.40 ora locale. Il volo ha utilizzato un carburante ecologico realizzato con scarti e rifiuti, ossia composto principalmente da olio da cucina esausto e prodotti a base vegetale, come gli imballaggi dei prodotti, i rifiuti di giardinaggio, i rifiuti alimentari, i rifiuti di carta ecc. Per questo promette di ridurre le emissioni di CO2 fino al 70%.
La rivoluzione dei cieli
A bordo del jet, per questa volta senza passeggeri paganti, sono saliti il fondatore della compagnia aerea Richard Branson, il Ministro dei Trasporti britannico, Mark Harper, e l’Amministratore Delegato della Virgin, Shai Weiss. Dopo i test a terra, condotti con successo, la compagnia aerea e i suoi partner Rolls-Royce, Boeing, BP e altri, hanno ottenuto l’autorizzazione a volare utilizzando solo il carburante ecologico SAF. I Sustainable Aviation Fuel sono carburanti sostenibili alternativi per l’aviazione e sono attualmente l’unica soluzione immediatamente disponibile per contribuire in maniera significativa alla decarbonizzazione del trasporto aereo. Le materie prime utili alla loro produzione possono essere materiali di scarto di varia provenienza, come oli da cucina usati (UCO), ma anche grassi animali, oli da colture in terreni marginali, rifiuti urbani e residui agroalimentari o agroforestali. In primo luogo quindi parliamo di una materia prima rinnovabile, che può evitare almeno il 70% delle emissioni totali di CO₂ del ciclo di vita rispetto al cherosene fossile e riduce altre emissioni nocive come il particolato e lo zolfo.
Nessuna apparecchiatura speciale
Questo carburante permette di utilizzare le stesse infrastrutture di rifornimento e non rende necessario adeguare gli aerei o i loro motori. Il SAF non richiede motori speciali o modifiche all’aeromobile. Gli standard internazionali di produzione prevedono che i SAF siano miscelati ai carburanti tradizionali fino al 50% senza sostanziali modifiche alle turbine degli aerei. Holly Boyd-Boland, vice presidente dello sviluppo aziendale di Virgin Atlantic, ha precisato come non si tratti di un volo a emissioni zero, quanto di un atto dimostrativo volto a far capire come si abbiano a disposizione enormi leve e enormi opportunità per ridurre materialmente l’impronta di carbonio del volo. Naturalmente non è così semplice produrlo, infatti attualmente è disponibile in piccoli volumi e i costi sono molto più alti rispetto al normale carburante, addirittura dalle due alle otto volte. Sono in pochi a realizzarlo e per questo motivo il prezzo resta anche molto alto: nel 2019, ad esempio, sono state prodotte in tutto il mondo “solo” 200 mila tonnellate, ovvero meno dello 0,1% dei 300 milioni di tonnellate usate complessivamente.