L’uso frequente dei social media ha stravolto nelle nuove generazioni il modo di seguire film, docufilm e serie tv sul piccolo schermo
A pensarci bene non è passato poi tanto tempo da quando in tv “passavano” solo determinati programmi, la scelta era molto più limitata e la visione di un film, uscito al cinema diversi anni prima, era motivo di gioia e tripudio. Adesso abbiamo a disposizione “la qualunque”, attraverso diverse tv a pagamento che mettono a disposizione piattaforme in streaming per godere di qualsiasi visione in base alle preferenze personali. E’ cambiato quindi il modo di guardare la tv, ma è proprio il caso di dire che è cambiato il modo di usarla.
Senza arrivare a parlare delle tante app a disposizione anche sullo schermo tv, naturalmente ormai per la maggior parte smart tv, capaci di farci interagire come fossero un computer, ci soffermiamo su quella nuova abitudine dei più giovani, tendenzialmente infatti, la Gen Z, cioè i nati negli anni 1997-2012 e i Millennials, nati tra il 1981 e il 1996, alla fine non più proprio ragazzini, di attivare sempre e comunque i sottotitoli quando guardano qualcosa sulle piattaforme di streaming. E’ chiaro che ogni nuova abitudine va contestualizzata nel periodo storico, e in effetti di cose strane ne abbiamo viste negli anni, anche perché i sottotitoli non sono sempre esistiti. Il diretto precursore del sottotitolo era il così detto “intertitolo” o “didascalia”. Usati per la prima volta in Europa nel 1903, erano brevi sequenze di commenti piuttosto esplicativi o di brevi dialoghi, impressi su uno sfondo opaco e proiettati tra due scene del film. All’epoca del cinema muto si ricorreva infatti alle parole scritte per facilitare la comprensione di ciò che avveniva sullo schermo.
In parte il senso rimane ancora quello. Leggere i dialoghi nella parte bassa dello schermo, così come ammesso dai ragazzi stessi, permette di seguire il programma in visione anche nel caso di “disturbatori” nei paraggi e di mangiare snack senza dover alzare il volume oppure, ancora, permettono di concentrarsi meglio sui dialoghi e magari non addormentarsi e, nel caso di sottotitoli in lingua straniera, di esercitarsi a beneficio dello studio. Ma anche nel caso in cui lo studio non fosse proprio la prima motivazione, spesso i ragazzi pur di sentire i loro attori preferiti nelle loro lingue originali accettano di buon grado il compito di leggere i sottotitoli oppure non vogliono aspettare che il nuovo episodio della serie tanto attesa venga doppiato, hanno fretta di vederlo e per questo sono disposti a leggere i sottotitoli. Tra l’altro i ragazzi sono abituati a vedere sempre sottotitoli, musica e voice over in tutti i social media che utilizzano, quindi, probabilmente, è ciò che riconoscono come più “normale”.
Tra l’altro è bene ricordare che all’inizio i film non erano doppiati, ma erano letteralmente girati in versioni linguistiche diverse, erano delle vere e proprie edizioni multiple, piuttosto macchinose, e infatti furono sostituite con la più pratica tecnica della sottotitolazione. Seguita poi dalla nascita del doppiaggio. Ma c’è anche chi non ama i sottotitoli, perché non riesce a leggere e seguire allo stesso tempo, ritenendo di perdere le sfumature dei dialoghi da cogliere nelle espressioni dei volti degli attori.
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