Un esperimento ha mostrato come la nostra memoria è facilmente manipolabile. Basta un buon video deep fake.
Anche se tutto quello che vediamo attorno a noi ci potrebbe fare pensare il contrario, non siamo in una puntata di Black Mirror. E nemmeno la notizia che stiamo per riportare fa parte della sceneggiatura di una puntata di Black Mirror.
Si tratta dell’ennesimo inaspettato side effect dell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale: dimostra quanto il nostro cervello sia facile da ingannare.
Si tratta di una scoperta che fa quantomeno riflettere, quella effettuata dai ricercatori dell’University College di Cork, in Irlanda: gli studiosi hanno dimostrato che è possibile impiantare falsi ricordi nelle persone attraverso l’uso di filmati falsificati creati tramite l’intelligenza artificiale.
Lo studio, recentemente pubblicato sulla rivista PLOS One, ha coinvolto diversi partecipanti cui sono stati mostrati frammenti di famosi film, in realtà mai realmente prodotti: sfruttando la tecnologia alla base dei “deep fake”, una sofisticata tecnica basata sull’intelligenza artificiale per creare immagini di soggetti umani falsi, i ricercatori hanno di fatto remixato alcuni famosi film, inserendo delle scene mai realmente girate.
Già in passato s’è parlato del deep fake in termini più o meno allarmistici, anche per il rischio di creare contenuti pornografici falsi con persone ignare, ma in questo caso ci troviamo dinnanzi ad una nuova frontiera, giacché si è arrivati a manipolare i ricordi delle persone: in questo esperimento, infatti, i video sono stati così convincenti da indurre i partecipanti a credere che fossero veri, spingendo alcuni partecipanti ad affermare che il remake di Matrix con Will Smith fosse addirittura superiore all’originale.
Peccato che non esiste alcun remake di Matrix con Will Smith.
Questo studio ha così messo in luce quanto sia semplice manipolare la memoria delle persone grazie all’uso delle moderne tecnologie, generando “in laboratori” fenomeni simili all’effetto Mandela.
Per chi non lo sapesse, l’effetto Mandela è quel fenomeno che porta più persone ad essere convinti di qualcosa che in realtà non è mai accaduto: è chiamato così da Fiona Broome, ricercatrice del paranormale, quando nel 2009 si accorse che la sua convinzione (condivisa da altre persone a lei vicinr) che Nelson Mandela fosse morto negli anni ’80 fosse falsa.
Tornando all’esperimento, è doveroso sottolineare come l’autrice dello studio, intervistata da Daily Beast, ci invita a non precipitarci in previsioni distopiche basate su un misoneismo di base: non vi sono infatti prove concrete che i deep fake siano più efficaci delle semplici descrizioni testuali nel distorcere la memoria.
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