Neuralink, il chip prodotto da Elon Musk è un vero e proprio successo: il paziente zero è tornato a muoversi dopo 100 giorni dall’operazione
E’ bastato un tweet, pubblicato dal suo canale di “X”, in cui ha fatto chiaramente capire che la strada è proprio quella giusta. Il fondatore di tesla, Elon Musk, esprime soddisfazione dopo aver impiantato, per la prima volta in un essere umano, il chip che porta la firma di Neuralink. “100 giorni di successo”. Così ha scritto il proprietario del social network. Il chip è stato immesso nel “paziente zero”, ovvero Noland Arbough.
Di che cosa stiamo parlando? Di una serie di sensori che vengono inseriti all’interno dei vasi sanguigni che raggiungono la parte superiore del cervello. Si tratta di sensori controllati da remoto e che vengono utilizzati tramite il “Synchron Switch”. Quest’ultimo non è altro che un ricevitore wireless che si trova sottopelle all’altezza del torace che digitalizza gli impulsi cerebrali e li ritrasmette a dispositivi elettronici (pc, tablet e smartphone).
Come funziona? Questo interfaccia cervello-computer è impiantabile, invisibile e progettato per consentire alle persone di controllare un pc o dispositivo mobile. Insomma, come annunciato dallo stesso Musk, hanno come obiettivo quello di cambiare la vita in maniera positiva. Magari portare questa tecnologia nelle case delle persone. A lavorare a tutto ciò sono gli scienziati di Neuralink che, attraverso il chip, vogliono restituire l’autonomia alle persone affette da tetraplegia.
Neuralink, 100 giorni di successo dal chip impiantato nel cervello: Musk soddisfatto
Non solo: anche quello di rendere sicuro l’utilizzo della tecnologia all’interno del cervello umano come sicuro ed utile nella vita quotidiana. Lo ha reso noto, con un comunicato, proprio la società Neuralink. Come annunciato in precedenza Arbough, anni 29, è il primo paziente a sottoporsi a questo test con tanto di chip nel cervello. Proprio lui ne ha voluto parlare di questi primi 100 giorni in cui la sua vita è cambiata.
Un chip che gli permette di vivere secondo i suoi tempi e senza chiedere aiuto a nessuno. Tanto è vero che ha effettuato alcune attività a distanza di tantissimo tempo dall’ultima volta (circa 8 anni). Trova facile sdraiarsi sul letto o divano. Il chip gli ha permesso di riconnettersi con il mondo, amici e la sua famiglia. Insomma, muoversi autonomamente senza l’aiuto di terzi. L’uomo contribuisce alle sessioni di ricerca per un massimo di 8 ore al giorno.
Successful 100 days with first human implant of @Neuralink https://t.co/RHU0PjlK1i
— Elon Musk (@elonmusk) May 9, 2024
Poche settimane dopo l’intervento la società di Musk ha fatto sapere che alcuni fili del chip si sono ritirati dal cervello. Un qualcosa che ha comportato la diminuzione di elettrodi efficaci ed una riduzione dei valori Bps. Con questi cambiamenti si è andati a modificare l’algoritmo di registrazione con l’obiettivo di renderlo più sensibile ai segnali della popolazione neurale. Non solo: sono state migliorate le tecniche per tradurre questi segnali in movimenti del cursore.