Cosa succederà a Telegram dopo l’arresto di Pavel Durov? Gli esperti si soffermano sul futuro dell’applicazione e lanciano un chiaro allarme
L’arresto in Francia di Pavel Durov rappresenta un primo segnale di allarme per quanto riguarda Telegram. L’applicazione, nata nel 2013, ha sempre avuto tra i propri credo quello di non rivelare mai a nessuno alcuna informazione sui propri utenti. Un qualcosa che, secondo l’indagine degli inquirenti transalpini, è venuta meno a causa di una assenza dei moderatori. E la domanda che si fanno tutti è una sola: quale sarà il suo futuro?
Difficile in questo momento dare una risposta molto chiara. Per alcuni la reputazione potrebbe addirittura migliorare con l’arresto del suo fondatore e Ceo. Per altri sono diverse le possibilità di un crollo dovuto ad un calo di fiducia da parte degli utenti nei confronti di Telegram. Infatti, come detto in precedenza, il rischio è quello che le chat non sono più territorio privato dei propri partecipanti. Ma ecco cosa dicono gli esperti.
Complicato ad ora prevedere il futuro di Telegram dopo l’arresto di Durov. L’indagine sembra aver portato alla luce una mancanza di sicurezza. “L’applicazione non ha mai bloccato o chiuso canali o gruppi illegali – spiega al Corriere della Sera Stefano Zanero, professore di ingegneria del Politecnico di Milano – ha sempre fatto bandiera di non seguire le richieste (legittime o no) di Stati e magistrature. Per questo motivo non c’è mai stata una cooperazione con questa azienda“.
L’esperto ricorda anche come Telegram viene spesso scelta in realtà perché è un mix tra chat e social network. Sono molte le associazioni che hanno un proprio canale e c’è anche la possibilità di poter utilizzare l’applicazione senza associare il numero di telefono. E questo ha permesso alla piattaforma di essere molto utilizzata, ma anche renderla meno sicura.
L’arresto di Durov potrebbe portare il fondatore a raccontare tutti i segreti agli inquirenti. Una cosa che spaventa (e non poco) molti utenti tanto che per il professor Meggiato potrebbe esserci un fuggi fuggi generale verso altri servizi. L’idea è che non è più sicura ora che hanno in mano chi ha la chiave dell’applicazione.
Fa un discorso diverso Zanero. Per il professore di ingegneria potrebbe esserci una forte di difesa da parte di Durov e “dal punto di vista di utilizzo c’è anche un possibile impatto di natura geopolitica visto che sono stranezze sul suo fermo“.
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